A Bologna c’è un problema concorsi, nel senso che non si fanno. È questo il pensiero – e la forte preoccupazione – dell’Ordine del capoluogo emiliano, basato sull’osservazione di quanto avvenuto negli ultimi anni. E aggravato dall’evoluzione della rilevante operazione di trasformazione – relativa al Progetto STAVECO – per la quale i rappresentanti dell’Università avevano annunciato la scelta di ricorrere allo strumento del concorso, ma che oggi appare invece accantonata. Una situazione che ha spinto il presidente Pier Giorgio Giannelli a scrivere una lettera aperta al sindaco Virginio Merola e all’assessore all’urbanistica Patrizia Gabellini. 

Il senso della missiva è sottolineare l’importanza dello strumento del concorso “come la migliore procedura per ottenere la qualità dei nostri luoghi, dove si sceglie un progetto e non un progettista,dove vengono date pari opportunità ai partecipanti, dove emerge il merito, dove le esigenze e i bisogni della collettività, attraverso opportuni percorsi partecipativi, vengono soddisfatte”. L’aspetto grottesco, sostiene Giannelli, è che nei documenti ufficiali (art. 40 delPsc-Piano strutturale comunale e soprattutto art. 79 del Rue-Regolamento urbanistico edilizio) della municipalità questi principi vengono esplicitamente affermati ma poi nei fatti rinnegati. “L’art. 79, Concorsi di Urbanistica e di Architettura,strutturato in cinque commi – si legge nella lettera – fissa dei principi importanti, che costituiscono altrettanti impegni del Comune nei confronti della propria comunità di cittadini che allo stato attuale sono stati quasi totalmente disattesi, e che ci hanno portato a chiederne l’applicazione in ogni occasione che ci è stata data.Qualcosa è stato fatto, poco, troppo poco, rispetto invece a quello che si sarebbe potuto, e soprattutto, dovuto fare se aveste voluto applicare l’articolo in oggetto”. E qui la lettera elenca una lunga serie di occasioni mancate, dove al concorso privato si sono alternati procedure a inviti.

Per concludere con un invito “a dare piena applicazione ai nobili principi espressi nell’art.79 del vostro/nostro Rue, rimasti oggettivamente lettera morta; in alternativa, visto che la revisione del Regolamento Urbanistico Edilizio è in atto e che pertanto è ancora possibile apportarvi delle modifiche,abrogatelo una volta per tutte con un atto di onestà intellettuale che apprezzeremo comunque”.

La battaglia dell’Ordine di Bologna continua anche sui social network, è stata infatti aperta una pagina facebook, art 79, che invita i cittadini a impegnarsi sotto lo slogan ‘Perché a Bologna non si fanno concorsi di architettura? Chiedilo al sindaco’.

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