la Repubblica – Affari&Finanza
9 novembre 2015
Paola Pilati

 

Il mondo dei liberi professionisti è sotto schiaffo. A tre anni dall’abolizione delle tariffe minime, sotto i loro piedi il pavimento è sprofondato come quello di Alice, e si sono trovati con parcelle in caduta libera nel bel mezzo della crisi economica. Risultato: redditi falcidiati, i giovani che accedono alla professione schiavizzati dagli anziani come reclute in caserma, e neanche un briciolo di simpatia a livello sociale. Un sintomo del pessimo stato di salute della classe media, di cui le professioni sono la spina dorsale, ma anche un segno che le caste professionali hanno cominciato a fare i conti con la dura legge del mercato, da cui erano immuni grazie soprattutto alla protezione delle tariffe minime, cancellate dalle ondate delle liberalizzazioni. Ma chi ha tratto i maggiori benefici da questa rivoluzione? (...) Le banche che pagano un tecnico per una perizia o il notaio per una surroga di un mutuo, le assicurazioni o gli istituti di previdenza (...); le imprese di costruzione che utilizzano ingegneri e architetti; (...)

Nessun riparo invece per le parcelle degli architetti: «Il nostro è al 90% un mercato privato dove le tariffe nessuno le ha mai applicate, né prima né ora», afferma Leopoldo Freyrie. (...)

 

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