la Repubblica – Torino
28 marzo 2015
Vera Schiavazzi

 

L’architettura come uno dei fattori principali della democrazia, delle città e non solo. E’ con questo spirito che la Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Torino partecipa a Biennale Democrazia, ieri con “Chi costruisce la città?”, oggi con “Architetture resistenti”, due dibattiti dal sapore diverso accomunati però dall’idea che a commentare e criticare edifici, piazze e opere pubbliche non siano solo gli ‘addetti ai lavori’. «E’ fondamentale che chi utilizza le case, i luoghi pubblici, gli uffici o i teatri capisca in che modo può dare, fin dall’inizio del progetto, il suo contributo — spiega Giorgio Giani, presidente della Fondazione Oat — In ‘Chi costruisce la città? ’abbiamo messo a confronto i casi di Torino, Berlino e Milano, affidandone il commento a Stefano Boeri. Ne è emerso come sia importante avere una committenza responsabile, che dichiara in modo chiaro i propri obiettivi e lascia agli architetti la propria libertà, senza prevaricare né disinteressarsi. Altrettanto importante è che i cittadini sappiano dove e come esprimere, dal sindaco in giù, la loro approvazione o disapprovazione per ciò che accade nell’urbanistica della propria città».

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L’architettura di cui si parla a Biennale Democrazia non è solo quella appena progettata, ma anche quella che resta nel tempo e che si può trasformare. Luca Molinari, autore di “Architetture Resistenti”, ne parlerà (alle 11 al Teatro Gobetti) insieme a un cuoco, un allenatore di pallavolo, una blogger, un attore teatrale. (...)

 

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