Labitalia
18 marzo 2015

 

“Serve una nuova politica di tutela dei  monumenti, dei beni architettonici e paesaggistici che tenga conto dei 
nuovi paradigmi di riduzione del consumo del suolo e di riuso delle 
aree urbane, di confort abitativo ma anche di innovazione tecnologica
 e della necessità, improrogabile, del risparmio energetico. Così come
 cambiano l'urbanistica e l'architettura, deve cambiare anche 
l'approccio alla tutela, valorizzando i principi di riuso 
dell'esistente e coniugando la tutela di edifici e paesaggi con la 
vita contemporanea''. Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio 
nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori,
 nel corso del convegno 'Il nuovo futuro dell'antico - La riforma
 Franceschini'.

''Non è più tempo di contrapposizioni ideologiche - ha detto Freyrie -
 tra chi vuole demolire e chi considera intoccabile qualunque
 preesistenza: è tempo, invece, di una discussione aperta e senza
 pregiudizi culturali - nella quale gli architetti sono impegnati in 
prima linea - che tenga anche conto del fatto che senza la 
collaborazione dei cittadini, la tutela dei centri e dei borghi
 storici è impossibile".

"Per rendere partecipe dello sviluppo il meraviglioso sistema dei
 centri storici minori italiani che sono stati abbandonati per 
costruire orribili sobborghi, si deve incentivare, anche fiscalmente, 
il loro riuso, così come creare le condizioni perché in quei luoghi si
 torni a vivere e a lavorare'', ha sottolineato. 

''Dove c'è la vita normale dei cittadini - ha continuato
Freyrie - devono esserci tutela e manutenzione, ma anche le condizioni
 tecniche, scientifiche e culturali perché la vita contemporanea riusi 
la storia: il rischio, altrimenti, è quello della museificazione e di
 comportamenti simili a quelli delle comunità hamish degli Stati Uniti
 che continuano a vivere in un passato che intorno a loro nemmeno
 esiste più''.

''Tra le priorità - secondo il presidente degli architetti italiani -
 quelle che le Soprintendenze tornino a indirizzare energie e
competenze sui progetti di tutela vera e propria e che si liberino dal
 controllo delle minuzie e dei piccoli interventi reversibili, che 
rappresentano attualmente il 70% del loro lavoro; e che, per garantire
 la conservazione e la valorizzazione del nostro sterminato patrimonio
 dei beni culturali si ricorra alla collaborazione dei privati perché 
nessun bilancio pubblico è in grado sostenerne gli immensi costi''.

''Con un lavoro intelligente e aperto di educazione civica - ha
 concluso Freyrie - di linee guida per i progetti, di formazione dei 
progettisti e di dialogo culturale, si può rinnovare il modello della 
tutela dei beni architettonici e ambientali che oggi hanno bisogno di
 meno sottoscrizioni e di appelli sui quotidiani e di un maggiore e 
concreto coinvolgimento della comunità dei cittadini''.

 

 

Beni culturali, architetti tutela e riuso. Freyrie, no a 'museificazione', in scelte coinvolgere comunità

ANSA 
18 marzo 2015

 

Serve una nuova politica di tutela dei monumenti, dei beni architettonici e paesaggistici che tenga conto dei nuovi paradigmi di riduzione del consumo del suolo e di riuso delle aree urbane, di confort abitativo, ma anche di innovazione tecnologica e della necessità, improrogabile, del risparmio energetico. Così come cambiano l'urbanistica e l'architettura, deve cambiare anche l'approccio alla tutela, valorizzando i principi di riuso dell'esistente e coniugando la tutela di edifici e paesaggi con la vita contemporanea". A dirlo Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori nel corso di un convegno tenutosi oggi. Secondo il vertice dell'ordine "dove c'è la vita normale dei cittadini devono esserci tutela e manutenzione, ma anche le condizioni tecniche, scientifiche e culturali perché la vita contemporanea riusi la storia: il rischio - altrimenti - è quello della 'museificazione' e di comportamenti simili a quelli delle comunità hamish degli Stati Uniti, che continuano a vivere in un passato che intorno a loro nemmeno esiste più". E fra le priorità, aggiunge, occorre che le Soprintendenze "tornino a indirizzare energie e competenze sui progetti di tutela vera e propria e che si liberino dal controllo delle minuzie e dei piccoli interventi reversibili, che rappresentano attualmente il 70% del loro lavoro". Infine, "per garantire la conservazione e la valorizzazione del nostro sterminato patrimonio dei beni culturali si ricorra alla collaborazione dei privati perché nessun bilancio pubblico è in grado sostenerne gli immensi costi", conclude Freyrie. 

 

 

Beni culturali: architetti, lavoriamo per politica di qualità

ANSA 
18 marzo 2015

"Mi auguro si possa fare un lavoro insieme, architetti e ministero. Non una nuova legge, ne' un nuovo codice, ma una nuova politica per la tutela dei beni culturali, che mi sembra la cosa piu' importante". E' l'invito alla collaborazione lanciato oggi dal presidente del Consiglio Nazionale degli architetti Leopoldo Freyrie, in apertura del convegno "Il nuovo futuro dell'antico. La riforma Franceschini", organizzato dall'Ordine nazionale professionale. Un appello "alla politica di qualita' sull'architettura" verso una "tutela  dei monumenti, dei beni architettonici e paesaggistici che tenga
conto dei nuovi paradigmi di riduzione del consumo del suolo e di riuso delle aree urbane, di comfort abitativo ma anche di innovazione tecnologica e della necessita', improrogabile, del risparmio energetico". In questo senso, incalza il presidente, "la brutta architettura va buttata giu' e ricostruita, anche in
Italia, come si fa nel resto del mondo".
   Ma l'incontro e' soprattutto l'occasione per alcune precisazioni. "La riforma del Mibact - dice il segretario generale Antonia Pasqua Recchia - e' un progetto a tutto tondo. Invece oggi leggo sulla stampa", dice probabilmente alludendo
alla lettera della storica dell'arte Mina Gregori, pubblicata oggi da Repubblica - che segnerebbe lo sfascio del territorio o la subordinazione di alcune professioni, come gli storici dell'arte, agli architetti. Questa e' disinformazione e anche un po' di malafede. La riforma nasce dalla volonta' politica di rispondere ad alcune domande della societa'', ma non cambia le leggi della tutela ne' sconvolge gerarchie". Le novita', piuttosto, puntano alla "valorizzazione delle risorse", economiche, umane e del nostro patrimonio. 
   Una riforma, incalza il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, "che avvicina altri soggetti al ministero con l'Art Bonus" e che sostiene che "il nostro patrimonio sia un'occasione di sviluppo diffuso imperdibile". In questo senso vanno anche la "rivoluzione" del sistema museale, ricorda il Direttore Generale
Musei Ugo Soragni, e le nuove iniziative per rimettere al centro le periferie urbane. "Molta dell'architettura contemporanea - spiega il direttore generale Federica Galloni - e' in periferia. Una delle nostre prime azioni sara' restituire un valore identitario a quelle aeree, per far capire ai cittadini che sono state progettate e che quelle sono case scelte da chi all'epoca
non viveva in centro".

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