"I dati Cresme che tracciano un quadro molto problematico per la professione di architetto uniti al preoccupante annuncio del Centro Studi di Confindustria per il 2012 che ipotizza per il nostro Paese un periodo di vera e propria recessione, rendono indispensabile una decisa accelerazione nella riforma del sistema delle professioni. Per quello che ci riguarda, è intendimento del Consiglio Nazionale degli Architetti anticipare al marzo del prossimo anno - senza aspettare le scadenze di agosto e di dicembre 2012 - i necessari interventi per adattare il nostro ordinamento ai criteri e alle indicazioni contenuti alla Legge di Stabilità e al Decreto Salva-Italia con l'impegno ad attuarla con rapidità ed efficacia".

Così, Leopoldo Freyrie, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori, a margine della Conferenza degli Ordini nel corso della quale è stata  presentata  una ricerca  del Cresme sulla professione di architetto.

"La comunità degli architetti - prosegue Freyrie - non solo non ostacola la riforma bensì si fa parte attiva per ridisegnare finalmente norme pre costituzionali e per contribuire, con nuove regole della professione, a partecipare al rilancio dell'Italia". 

Per Freyrie, "a fronte di questa nostra azione di accelerazione della riforma e nella grave situazione di possibile recessione, è necessario che anche il Governo adotti una serie di immediati interventi a favore dello sviluppo - e per questo ci rivolgiamo al Ministro Passera - sbloccando le attività edilizie private - come si tenta di fare con le opere pubbliche - che sono ormai l'85% del mercato. 

Sono necessarie - in questa direzione - due azioni precise: serve riattivare il credito bancario sui progetti edilizi, spesso bloccato perché, ad esempio, le banche non accettano DIA, dichiarazione di inizio attività, e il silenzio-assenso alla stregua di permessi edilizi; serve anche un intervento volto ad indurre Regioni e Comuni a sbloccare i piani di governo del territorio, spesso insabbiati per anni in discussioni ideologiche, anche per evitare che le risorse degli investitori si dirigano verso quei Paesi in grado di garantire regole certe e non soggette al variare delle maggioranze.

 

Roma, 16 dicembre 2011

Mappa del sito