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21 giugno 2017
Giuseppe Latour – Mauro Salerno
Semaforo verde per il decreto del Mit, che in queste prime ore incassa quasi solo pareri positivi da parte degli operatori. Anche se qualche dubbio non manca: su diversi aspetti collaterali bisognerà tenere alta la guardia. A partire dalla necessità di adeguare i compensi dei professionisti. O dall’importanza che potrebbe avere la redazione di un capitolato tipo da utilizzare per i bandi.
Per gli architetti, la perplessità decisiva riguarda qualcosa che nel decreto in realtà non c’è. «Dal momento che il Bim diventa obbligatorio - dice Marco Aimetti, consigliere Cnapcc con delega a lavoro e innovazione - devono essere adeguati anche i parametri con cui si calcolano i compensi. Il Bim presuppone investimenti da parte degli studi e il rilascio di un prodotto molto più complesso. Tutto questo deve essere valutato ai fini di un aumento, significativo, degli onorari». Altri punti deboli riguardano la definizione «troppo generica» dei lavori complessi cui si applicherà il Bim e la possibilità per le stazioni appaltanti di chiedere da subito la progettazione con procedure digitali delle varianti relative ai vecchi interventi. «Il Bim presuppone un processo che parta dall’inizio», conclude Aimetti.
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