Il Sole 24Ore 
9 febbraio 2017
Mauro Salerno

 

Una mano tesa al mercato, dopo la scelta draconiana di un’entrata in vigore senza neppure un giorno di transizione che, poco meno di un anno fa, ha gettato nel panico stazioni appaltanti e imprese, decretando di fatto il congelamento di un intero settore. Si può leggere anche così il decreto correttivo della riforma degli appalti che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio porterà domani per una prima informativa in Consiglio dei ministri. Emblematico del cambio di rotta, nel segno della flessibilità, è anche il percorso che si seguirà per l’approvazione. Il Governo avvierà l’esame su un testo "aperto" che subito dopo sarà messo in consultazione tra gli operatori. Al temine di questa fase di "dibattito pubblico", già entro la prossima settimana, il Governo formalizzerà, con un primo via libera, il provvedimento da inviare per i pareri di Consiglio di Stato, Commissioni parlamentari e Conferenza unificata. Soltanto al termine di quest’altra fase, che prenderà fino a 30 giorni, arriverà l’ok finale. Ci sarà da correre, visto che la delega a emanare il decreto scade il 19 aprile (un anno dopo l’entrata in vigore del codice), cioè tra poco più di due mesi. (...)

 

L'analisi. Codice appalti in versione «flessibile»: manutenzione straordinaria per rilanciare gli investimenti

La flessibilità non deve essere scambiata per rinuncia a perseguire gli obiettivi fondamentali della riforma che consentiranno - nel momento in cui le nuove regole saranno a regime - di ridurre tempi e costi delle opere pubbliche

Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
9 febbraio 2017
Giorgio Santilli

(...) Sappiamo che i problemi del settore degli appalti sono strutturali e vanno affrontati con un atteggiamento radicale. Serve una programmazione lineare e “pubblica” che da tempo la Pa non fa. Serve una buona progettazione superando i monopoli interni che uccidono un buon mercato. Serve una capacità di vigilanza delle Pa che devono potersi servire anche di consulenti specializzati. Serve ridurre drasticamente le liti temerarie avanzate dalle imprese escluse. Serve un rispetto rigoroso di tempi e costi delle opere, abbattendo drasticamente le varianti in corso d’opera. Serve introdurre anche in questo settore l’innovazione digitale per passare agli Appalti 4.0.

Il codice degli appalti va nella direzione di creare le condizioni per questa svolta. Nessuno può illudersi, però, che le norme agiscano come bacchette magiche che di colpo risolvono problemi incancreniti da decenni di assenze, paure, deresponsabilizzazione sul lato pubblico e di furberie sul lato degli operatori privati. Questo era l’errore della riforma varata ad aprile. Le bacchette magiche non esistono e la battaglia per una buona qualità del mercato dei lavori pubblici durerà anni. Il codice è uno strumento per spostare gli equilibri verso le prassi virtuose.Non basta. Per avere una buona progettazione servono fondi rotativi che aiutino le amministrazioni a rinnovare il parco progetti e servono regole per fare gare e concorsi che premino la qualità progettuale. Passi avanti si sono fatti anche su questo fronte, ma non basta. Perché i tempi sono ancora lunghissimi e i costi eccessivi.

(...)

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