Corriere della Sera 
22 gennaio 2017
Chiara Vanzetto

 

Dove si riunisce la famiglia e condivide? Qual è il cuore della vita domestica? Probabilmente, oggi la risposta sarebbe la televisione. Ma negli anni Quaranta e Cinquanta, quando il piccolo schermo non aveva ancora invaso le nostre vite, no, il fulcro della casa era la tavola. Così almeno la pensava Ico Parisi (Palermo 1916 – Como 1996), architetto e designer a cui il Triennale Design Museum dedica in questi giorni una mostra omaggio appena trascorso il centenario della nascita: è aperta fino al 19 marzo al Belvedere della Villa Reale di Monza la rassegna «Ritrovare Ico Parisi», curata da Roberta Lietti e Marco Romanelli in collaborazione con l’Archivio del Design di Ico Parisi di Como.

Perché il verbo ritrovare? «Questa mostra si inserisce in un percorso tracciato dal Museo volto a rivalutare i non allineati, i sommersi, i dimenticati», spiega Silvana Annicchiarico, direttore del TDM. «Da Gino Sarfatti a Piero Fornasetti, da Giotto Stoppino a Gherardo Frassa, fino appunto a Ico Parisi, personaggio fondamentale del progetto italiano dal dopoguerra in poi». Dunque una parziale riscoperta, quella dell’immenso lavoro di Parisi, caduto un po’ nell’oblio: vuoi per il forte legame con il territorio comasco-brianteo piuttosto che con la più centrale Milano, vuoi per il suo progressivo distacco dal lavoro concreto di progettista a favore di un pensiero utopico legato ai movimenti d’avanguardia.

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