il manifesto
7 gennaio 2017
Maurizio Giufrè

 

Nella sua ultima lunga intervista rilasciata nel 2011 a Francesco Erbani, Leonardo Benevolo racconta di essere approdato alla scelta di diventare architetto attraverso la curiosità e l’attrazione per il paesaggio. Quando giunge a Roma nel 1941 da Novara lo affascina la geometria descrittiva, la sola disciplina in grado, attraverso i calcolo matematico, di impossessarsi dello spazio tridimensionale. Questo profondo interesse per la scienza unito alla passione per la storia sono i due poli entro i quali graviterà nel corso degli anni l’impegno professionale di Benevolo, non solo quello di storico, ma anche quello di progettista di architettura e di urbanista. (...)

 

Addio a Leonardo Benevolo, l’uomo che ripensò le periferie

Corriere della Sera 
6 gennaio 2017
Stefano Bucci

Sul suo manuale (la Storia dell’architettura moderna , pubblicata da Laterza nel 1960 e poi riedito con grande assiduità) si sono formate generazioni intere di architetti. Con la morte a 93 anni, ieri nella sua casa di Cellatica (Brescia), di Leonardo Benevolo se ne dunque va una delle figure più emblematiche della intera storia dell’architettura italiana (ma anche della storia della critica e della urbanistica), un personaggio da sempre attento in particolare ai problemi e ai possibili orizzonti delle città (durante gli anni ottanta aveva anche animato il dibattito, accademico e non, sulla utilità storica, culturale e sociale dell’abbattimento del Vittoriano (Altare della Patria di Roma).

Benevolo era nato a Orta San Giulio(in provincia di Novara) il 25 settembre 1923, e da tempo era malato. Dopo gli studi in architettura all’Università di Roma e la laurea nel 1946 sempre a Roma(avrebbe poi insegnato storia dell’architettura ancora a Roma e poi a Firenze, Venezia,Palermo) Benevolo sarebbe diventato con Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e Manfredo Tafuri (e da sponde tra loro spesso contrapposte) una delle personalità italiane più influenti per ciò che riguarda la definizione e la storicizzazione dell’architettura moderna, italiana e non solo. Autore di libri fondamentali come Le origini dell’urbanistica moderna (1995), L’architettura del nuovo millennio (2006) e la lunga-intervista dal titolo La fine della città del 2011 (tutti libri pubblicati da Laterza)in cui «affrontava — come aveva scritto Vittorio Gregotti sul “Corriere — il minaccioso argomento dei destini della città europea) concretamente connesso al racconto delle sue esperienze di pianificazione di Brescia, Roma, Palermo, Urbino, Venezia». (...)

 

Benevolo, architetto del recupero

la Repubblica 
7 gennaio 2017
Rosanna Pirajno

(...)  Il centro focale della ricerca di Benevolo, che si è tradotta nella vastissima bibliografia di studioso e curioso dell’architettura su cui si sono formate schiere di architetti e professori, si è appuntato soprattutto sulla città, la storia, l’evoluzione, le prospettive, con una attenzione oscillante tra passato e futuro, o meglio sulla ricerca dei caratteri identificativi della città storica da recuperare e rielaborare nei molti piani di recupero di cui fu incaricato — e quello del centro storico di Bologna fece da apripista ad altri piani compreso il nostro — e le decisioni da prendere per il futuro delle città.

Scrive infatti nel suo “La città nella storia d’Europa”: «Le sistemazioni che facciamo oggi nelle città — le risposte che diamo ai nostri problemi momentanei — saranno obbliganti per molti anni futuri, anche quando i modi di pensare e di vivere saranno cambiati, e poiché operiamo trasformazioni sempre maggiori e più frequenti, pregiudichiamo sempre più largamente la vita delle generazioni che verranno, senza tuttavia saper prevedere e dirigere a sufficienza gli effetti lontani dei nostri interventi». (...)

 

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