Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
30 novembre 2016
Giorgio Santilli

 

Il XXI secolo torna a essere un secolo urbano. L’Onu stima che la popolazione urbanizzata crescerà fra il 2015 e il 2025 di 65 milioni di abitanti l’anno. Si stanno progettando aree urbane da 100 milioni di abitanti. Se è vero che questo fenomeno riguarda in prevalenza le città dei paesi emergenti, non ne è affatto esente la vecchia Europa. Il 96% delle città europee con oltre 300mila abitanti è destinata a crescere demograficamente nei prossimi 15 anni e a crescere saranno, come nell’800, soprattutto le capitali.

Il Cresme presenta oggi a Roma, insieme all’associazione dei costruttori romani Acer, la prima parte - relativa all’Europa - di uno studio che analizza i piani urbani di sviluppo con orizzonte di lungo periodo (dal 2030 al 2050) di 30 città mondiali.  La prima constatazione è che questi strumenti di pianificazione, ma anche di ridefinizione della vision della città in chiave demografica, infrastrutturale, ambientale, sono largamente diffusi in Europa con l’eccezione del Sud mediterraneo e, in particolare, dell’Italia. Se Milano e Torino qualche passo avanti nella direzione di una pianificazione che riconfiguri gli assetti e i modelli di sviluppo urbano l’hanno fatto, «dalla storia che la ricerca consente di raccontare, e della comparazione con quello che molte città europee stanno facendo, emerge la drammatica differenza con la situazione in cui versa Roma e con il dibattito culturale che oggi la caratterizza».

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