Corriere della Sera - Milano
22 novembre 2016
Rossella Verga

 

Milano diventa un po’ più verde. Sono in arrivo in città 9.200 nuovi alberi e ne avranno un beneficio i quartieri sia centrali che periferici. Difficile dire se questo innesto, il cui annuncio arriva proprio in occasione della giornata nazionale degli alberi, contribuirà ad appannare l’immagine convenzionale della metropoli plumbea tutta cemento e grattacieli, ma il dato di sicuro positivo è che nella stagione agronomica 2016-2017 verranno messi a dimora nuovi pruni, platani, aceri, pioppi, querce e tigli.

Una boccata d’ossigeno che nelle intenzioni degli amministratori dovrebbe compensare anche il taglio di alberi secolari malati e pericolosi, o di intralcio ai lavori delle nuove metropolitane: tra le proteste dei cittadini, Adriano Celentano compreso, ne sono stati abbattuti complessivamente oltre 600 (cento per M5 e 500 per M4). Ma gli indirizzi politici di Palazzo Marino vanno verso una Milano sempre più verde e a misura d’uomo, con un più 70 mila alberi da registrare dal 2011 ad oggi e con un totale di 3,2 milioni di metri quadrati di verde pubblico in più resi fruibili nello stesso periodo. E a questi numeri si devono aggiungere 916 spazi gioco, 348 aree cani, 283 giardini scolastici e 13 giardini condivisi.

 

 

«Filari vittime di stress. Ora si trovi il coraggio di usare specie diverse»

Corriere della Sera - Milano
22 novembre 2016
Maurizio Giannattasio

 

Architetto Andreas Kipar (foto) , quasi diecimila nuovi alberi in città. Sono sufficienti?

«Ogni albero in più va sempre bene. È un ottimo inizio per una città come Milano che non chiede altro che rafforzare la sua ossatura verde. Ma vorrei anche che Milano avesse il coraggio di utilizzare nuove specie di alberi che vadano bene per i prossimi 50 anni».

Le specie esistenti non vanno bene?

«Con Green City Italia abbiamo chiesto con forza che sarebbe necessario un radicale cambiamento nel trattamento degli alberi urbani. Anni fa dicemmo che anche gli alberi hanno diritto di morire. Noi abbiamo preso in eredità un patrimonio vegetale molto articolato: ippocastani, platani, aceri, tigli. Tutte specie che nella dimensione ottocentesca interpretavano il bisogno di ornamento urbano. Oggi al cambiamento climatico si aggiunge lo stress del suolo e del sottosuolo. Basta guardare gli ippocastani sui Bastioni che già d’estate perdono le foglie».

(...)

 

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