casaeclima.com 
20 aprile 2016

 

Il nuovo Codice degli Appalti pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale “disattende in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della Legge delega nella quale erano confluite alcune proposte formulate dagli architetti italiani e dalla Rete delle Professioni Tecniche”.

Lo denuncia il Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

“Disattende, soprattutto, uno dei cardini della riforma, quello della centralità del progetto – pur se previsto l’affidamento dei lavori su progetto esecutivo e non più preliminare - e, conseguentemente, del concorso di architettura, relativamente al quale non ci sono strumenti per renderlo più credibile ed efficace. Se, da un lato, viene enunciata la necessità di porre il progetto al centro del processo di realizzazione dell’opera pubblica, dall’altro, il nuovo Codice abolisce la disciplina speciale del D.Lgs. 163/2006, trattando i servizi di architettura alla stregua di quelli generici come, ad esempio, quelli di ristorazione.”

(...)

vai alla pagina web di casaeclima.com con il testo dell'articolo

 

Nuovo codice. Edili in sciopero: sugli appalti delle concessionarie ignorato accordo col Mit. Architetti: «Tradita la delega su centralità del progetto e concorsi»

Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
21 aprile 2016
Giuseppe Latour

(…) Intanto, arriva anche la reazione del Consiglio nazionale degli architetti. «Il nuovo Codice degli appalti disattende in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della legge delega», spiegano. Soprattutto, viene disatteso «uno dei cardini della riforma, quello della centralità del progetto e, conseguentemente, del concorso di architettura, relativamente al quale non ci sono strumenti per renderlo più credibile ed efficace». 

Non piacciono le norme sulla sponsorizzazione. «È inaccettabile, poi, che il nuovo Codice preveda che un progettista possa prestare gratuitamente servizi, a sua cura e spese a titolo di sponsorizzazione: si tratta di un incentivo a chiedere prestazioni gratuite». Ancora, «va anche segnalato come non sia stato recepito l'obbligo di applicare il cosiddetto Decreto parametri a garanzia di una corretta stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di servizi di architettura e ingegneria; ciò contrariamente a quanto previsto per l'appalto delle opere che devono fare riferimento, ove presenti, ai prezzari regionali».

vai alla pagina web de Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio con il testo dell'articolo (su abbonamento)

 

Nuovo Codice Appalti, gli Architetti vedono ‘più ombre che luci’

edilportale.com 
21 aprile 2016
Paola Mammarella

Studiato per consentire la realizzazione delle opere pubbliche in tempi brevi e senza contenziosi, il nuovo Codice Appalti contiene una serie di misure per la progettazione di qualità e la trasparenza delle procedure. Ma cosa ne pensano davvero i professionisti?

Abbiamo chiesto ai rappresentanti dei progettisti le loro opinioni su centralità della progettazione, mancato obbligo di rifarsi al Decreto Parametri, cancellazione del 2% e criterio di aggiudicazione con l’offerta economicamente più vantaggiosa.

Il nuovo Codice ha “più ombre che luci” secondo il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), Giuseppe Capocchin. “Disattende alcuni principi della legge delega che erano stati proposti dagli architetti italiani e dalla Rete delle Professioni Tecniche - lamenta Capocchin –, come la centralità del progetto e non ci sono strumenti per rendere il concorso di architettura più credibile ed efficace”.

(...)

vai alla pagina web di edilportale.com con il testo dell'articolo

 

Codice Appalti: delusione degli architetti per la mancata occasione di ridare valore al progetto

ingenio-web.it
21 aprile 2016

Molte le osservazioni del CNAPPC: “disattesa la centralità del progetto e del concorso di architettura; offensiva la ‘sponsorizzazione’ che squalifica la progettazione” – “elemento positivo il ruolo forte dell’Anac”

vai alla pagina web di ingenio-web.it con il testo dell'articolo

 

Codice Appalti: per gli Architetti più ombre che luci

mondoprofessionisti.it
20 aprile 2016

(...)

Ci auguriamo - conclude il Consiglio Nazionale - che le criticità e le incongruenze segnalate vengano superate sia con il primo Decreto correttivo sia con le Linee guida che sostituiranno il vecchio regolamento. Come sempre gli architetti italiani sono pronti ad offrire il loro contributo propositivo”.

vai alla pagina web di mondoprofessionisti.it con il testo dell'articolo

 

Codice Appalti: Architetti, Consiglio Nazionale, “più ombre che luci”. Disattesa la centralità del progetto e del concorso di architettura; offensiva la ‘sponsorizzazione’ che squalifica la progettazione. Elemento positivo il ruolo forte dell’Anac

Il Ghirlandaio
20 aprile 2016

“Il nuovo Codice degli Appalti disattende in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della Legge delega nella quale erano confluite alcune proposte formulate dagli architetti italiani e dalla Rete delle Professioni Tecniche. Disattende, soprattutto, uno dei cardini della riforma, quello della centralità del progetto – pur se previsto l’affidamento dei lavori su progetto esecutivo e non più preliminare - e, conseguentemente, del concorso di architettura, relativamente al quale non ci sono strumenti per renderlo più credibile ed efficace. Se, da un lato, viene enunciata la necessità di porre il progetto al centro del processo di realizzazione dell’opera pubblica, dall’altro, il nuovo Codice abolisce la disciplina speciale del D.Lgs. 163/2006, trattando i servizi di architettura alla stregua di quelli generici come, ad esempio, quelli di ristorazione.” Così il Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

(...)

vai alla pagina web di ilghirlandaio.com con il testo dell'articolo

 

Il nuovo Codice degli Appalti non piace agli Architetti (CNAPPC)

lavoripubblici.it 
20 aprile 2016

(...)

Questo il commento diretto e senza indugi del Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori capitanato dal nuovo Presidente Giuseppe Cappochin.

“E’ inaccettabile - continuano gli Architetti - che il nuovo Codice preveda che un progettista possa prestare gratuitamente servizi, a sua cura e spese a titolo di sponsorizzazione: si tratta di un incentivo a chiedere prestazioni gratuite che sviliscono la professione e che favoriscono percorsi poco trasparenti. Uno svilimento che trova applicazione nell’immorale iniziativa del comune di Catanzaro che, non più di un mese, ha indetto un Bando per il conferimento di incarichi professionali a titolo gratuito per la redazione del Piano Strutturale Comunale, dimostrando con ciò una assoluta noncuranza verso la qualità delle opere pubbliche che intende realizzare e, di conseguenza, verso i diritti dei cittadini”. (...)

vai alla pagina web di lavoripubblici.it con il testo dell'articolo

 

Codice Appalti, Consiglio Nazionale Architetti Consiglio: “più ombre che luci”

AGENPARL
20 aprile 2016

“Il nuovo Codice degli Appalti disattende in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della Legge delega nella quale erano confluite alcune proposte formulate dagli architetti italiani e dalla Rete delle Professioni Tecniche. Disattende, soprattutto, uno dei cardini della riforma, quello della centralità del progetto – pur se previsto l’affidamento dei lavori su progetto esecutivo e non più preliminare – e, conseguentemente, del concorso di architettura, relativamente al quale non ci sono strumenti per renderlo più credibile ed efficace. Se, da un lato, viene enunciata la necessità di porre il progetto al centro del processo di realizzazione dell’opera pubblica, dall’altro, il nuovo Codice abolisce la disciplina speciale del D.Lgs. 163/2006, trattando i servizi di architettura alla stregua di quelli generici come, ad esempio, quelli di ristorazione.”

Così il Consiglio  Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

“E’ inaccettabile, poi, che il nuovo Codice preveda che un progettista possa prestare gratuitamente servizi, a sua cura e spese a titolo di sponsorizzazione: si tratta di un incentivo a chiedere prestazioni gratuite che sviliscono la professione e che favoriscono percorsi poco trasparenti. Uno svilimento che trova applicazione nell’immorale iniziativa del comune di Catanzaro che, non più di un mese, ha indetto un Bando per il conferimento di incarichi professionali a titolo gratuito per la redazione del Piano Strutturale Comunale, dimostrando con ciò una assoluta noncuranza verso la qualità delle opere pubbliche che intende realizzare e, di conseguenza, verso i diritti dei cittadini”.

“Dunque, un Codice degli Appalti con più ombre che luci”.

Ed ancora. “In  linea con gli orientamenti alla Legge delega, ci saremmo aspettati una maggiore concretezza – che manca – nella ridefinizione del ruolo del pubblico dipendente rispetto al libero professionista, con l’obiettivo di assegnare prioritariamente, al primo, le attività di programmazione e di verifica dell’intero processo di esecuzione di un opera pubblica (riconoscendogli gli incentivi del 2% a prescindere se esso sia un dirigente o un funzionario) ed, al secondo, la progettazione, la direzione ed il collaudo dei lavori. Ciò per interrompere una tendenza che porta sempre più spesso a sovrapporre l’affidamento della progettazione, della direzione dei lavori e del collaudo a dipendenti della stessa stazione appaltante o, addirittura, una inversione dei ruoli con l’affidamento della progettazione all’interno della pubblica amministrazione e le verifiche a liberi professionisti.”

“Va anche segnalato come non sia stato recepito l’obbligo di applicare il cosiddetto Decreto parametri a garanzia di una corretta stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di servizi di architettura e ingegneria; ciò contrariamente a quanto previsto per l’appalto delle opere che devono fare riferimento, ove presenti, ai prezzari regionali. I rischi non mancano: che venga sottostimato l’importo posto a base di gara; che le stazioni appaltanti, oltre a mortificare le prestazioni, possano ricorrere a procedure di affidamento errate quali, ad esempio l’affidamento diretto anziché la procedura negoziata o l’ asta pubblica, violando i più elementari principi di trasparenza.

Per gli architetti italiani, il nuovo Codice contiene indubbiamente anche elementi di positività.

Primo tra tutti il ruolo dell’ANAC, fondamentale per garantire trasparenza al settore dei Lavori Pubblici, a patto – però – che l’Autorità venga dotata delle risorse e degli strumenti per assolvere a compiti così importanti.

Certamente apprezzabile è anche la limitazione dell’appalto integrato e l’abbandono  quasi integrale degli affidamenti con il criterio del prezzo più basso anche se, va rilevato che il nuovo Codice consente una discrezionalità eccessiva delle stazioni appaltanti che mal si coniuga con il principio della trasparenza.

Positiva anche l’abolizione della cauzione provvisoria negli affidamenti di servizi di progettazione che elimina così un ulteriore balzello a carico dei professionisti, le cui attività progettuali sono già coperte da apposite polizze fideiussorie.

“Ci auguriamo – conclude il Consiglio Nazionale – che le criticità e le incongruenze segnalate vengano superate sia con il primo Decreto correttivo sia con le Linee guida che sostituiranno il vecchio regolamento. Come sempre gli architetti italiani sono pronti ad offrire il loro contributo propositivo”.

 

Appalti: architetti, da Codice più ombre che luci 

AdnKronos
20 aprile 2016

"Il nuovo Codice degli Appalti disattende  in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della Legge delega  nella quale erano confluite alcune proposte formulate dagli architetti  italiani e dalla Rete delle Professioni Tecniche. Disattende,  soprattutto, uno dei cardini della riforma, quello della centralità  del progetto, pur se previsto l'affidamento dei lavori su progetto  esecutivo e non più preliminare, e, conseguentemente, del concorso di  architettura, relativamente al quale non ci sono strumenti per  renderlo più credibile ed efficace". Così il Consiglio Nazionale degli  architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in una nota.       

"Se, da un lato, viene enunciata la necessità di porre il progetto al  centro del processo di realizzazione dell'opera pubblica, dall'altro  -sottolinea-, il nuovo Codice abolisce la disciplina speciale del  D.Lgs. 163/2006, trattando i servizi di architettura alla stregua di  quelli generici come, ad esempio, quelli di ristorazione".        

E' inaccettabile, poi, per il Consiglio nazionale degli architetti,  "che il nuovo Codice preveda che un progettista possa prestare  gratuitamente servizi, a sua cura e spese a titolo di  sponsorizzazione: si tratta di un incentivo a chiedere prestazioni  gratuite che sviliscono la professione e che favoriscono percorsi poco  trasparenti".  Uno svilimento, sottolinea, "che trova applicazione  nell'immorale iniziativa del comune di Catanzaro che, non più di un  mese, ha indetto un Bando per il conferimento di incarichi  professionali a titolo gratuito per la redazione del Piano Strutturale  Comunale, dimostrando con ciò una assoluta noncuranza verso la qualità  delle opere pubbliche che intende realizzare e, di conseguenza, verso  i diritti dei cittadini". Dunque, aggiunge, il Consiglio nazionale  degli architetti, "un Codice degli Appalti con più ombre che luci".        

In linea con gli orientamenti alla Legge delega, sottolinea, "ci  saremmo aspettati una maggiore concretezza, che manca, nella  ridefinizione del ruolo del pubblico dipendente rispetto al libero  professionista, con l'obiettivo di assegnare prioritariamente, al  primo, le attività di programmazione e di verifica dell'intero  processo di esecuzione di un opera pubblica (riconoscendogli gli  incentivi del 2% a prescindere se esso sia un dirigente o un  funzionario) ed, al secondo, la progettazione, la direzione ed il  collaudo dei lavori. Ciò per interrompere una tendenza che porta  sempre più spesso a sovrapporre l'affidamento della progettazione,  della direzione dei lavori e del collaudo a dipendenti della stessa  stazione appaltante o, addirittura, una inversione dei ruoli con  l'affidamento della progettazione all'interno della pubblica  amministrazione e le verifiche a liberi professionisti".        

Inoltre, sottolinea, "va anche segnalato come non sia stato recepito  l'obbligo di applicare il cosiddetto Decreto parametri a garanzia di  una corretta stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di  servizi di architettura e ingegneria; ciò contrariamente a quanto  previsto per l'appalto delle opere che devono fare riferimento, ove  presenti, ai prezzari regionali".  I rischi, sottolinea il Consiglio nazionale degli  architetti, "non mancano: che venga sottostimato l'importo posto a  base di gara; che le stazioni appaltanti, oltre a mortificare le  prestazioni, possano ricorrere a procedure di affidamento errate  quali, ad esempio l'affidamento diretto anziché la procedura negoziata  o l' asta pubblica, violando i più elementari principi di  trasparenza".        

Per gli architetti italiani, il nuovo Codice contiene indubbiamente  anche elementi di positività. "Primo tra tutti il ruolo dell'Anac,  fondamentale per garantire trasparenza al settore dei Lavori Pubblici,  a patto, però, che l'Autorità venga dotata delle risorse e degli  strumenti per assolvere a compiti così importanti".      

Certamente apprezzabile, sottolinea, "è anche la limitazione  dell'appalto integrato e l'abbandono quasi integrale degli affidamenti  con il criterio del prezzo più basso anche se, va rilevato che il  nuovo Codice consente una discrezionalità eccessiva delle stazioni  appaltanti che mal si coniuga con il principio della trasparenza.  Positiva anche l'abolizione della cauzione provvisoria negli  affidamenti di servizi di progettazione che elimina così un ulteriore  balzello a carico dei professionisti, le cui attività progettuali sono  già coperte da apposite polizze fideiussorie. Ci auguriamo - conclude  il Consiglio Nazionale - che le criticità e le incongruenze segnalate  vengano superate sia con il primo Decreto correttivo sia con le Linee  guida che sostituiranno il vecchio regolamento. Come sempre gli  architetti italiani sono pronti ad offrire il loro contributo  propositivo". 

 

Appalti: architetti, codice disattende principi legge delega

Adnkronos/Labitalia
20 aprile 2016

'Il nuovo Codice degli appalti  disattende in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della legge  delega nella quale erano confluite alcune proposte formulate dagli  architetti italiani e dalla Rete delle Professioni Tecniche". Così il  Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e  Conservatori.    

"Disattende soprattutto -avverte- uno dei cardini della riforma,  quello della centralità del progetto, pur se previsto l'affidamento  dei lavori su progetto esecutivo e non più preliminare e,  conseguentemente, del concorso di architettura, relativamente al quale  non ci sono strumenti per renderlo più credibile ed efficace".        

"Se da un lato viene enunciata -spiega- la necessità di porre il  progetto al centro del processo di realizzazione dell'opera pubblica,  dall'altro, il nuovo Codice abolisce la disciplina speciale del D.Lgs.  163/2006, trattando i servizi di architettura alla stregua di quelli  generici come, ad esempio, quelli di ristorazione".  ''E' inaccettabile, poi, che il nuovo Codice  -avverte il Consiglio nazionale degli Architetti- preveda che un  progettista possa prestare gratuitamente servizi, a sua cura e spese a  titolo di sponsorizzazione: si tratta di un incentivo a chiedere  prestazioni gratuite che sviliscono la professione e che favoriscono  percorsi poco trasparenti. Uno svilimento che trova applicazione  nell'immorale iniziativa del comune di Catanzaro che, non più di un  mese, ha indetto un bando per il conferimento di incarichi  professionali a titolo gratuito per la redazione del Piano strutturale  comunale, dimostrando con ciò una assoluta noncuranza verso la qualità  delle opere pubbliche che intende realizzare e, di conseguenza, verso  i diritti dei cittadini''.        

''In linea con gli orientamenti alla legge delega -sottolinea- ci  saremmo aspettati una maggiore concretezza, che manca, nella  ridefinizione del ruolo del pubblico dipendente rispetto al libero professionista, con l'obiettivo di assegnare prioritariamente, al  primo, le attività di programmazione e di verifica dell'intero processo di esecuzione di un opera pubblica (riconoscendo gli  incentivi del 2% a prescindere se esso sia un dirigente o un  funzionario) ed, al secondo, la progettazione, la direzione ed il  collaudo dei lavori".        

"Ciò per interrompere -sottolinea- una tendenza che porta sempre più  spesso a sovrapporre l'affidamento della progettazione, della  direzione dei lavori e del collaudo a dipendenti della stessa stazione  appaltante o, addirittura, una inversione dei ruoli con l'affidamento  della progettazione all'interno della pubblica amministrazione e le  verifiche a liberi professionisti".  ''Va anche segnalato -continua il Consiglio  nazionale degli Architetti-come non sia stato recepito l'obbligo di  applicare il cosiddetto Decreto parametri a garanzia di una corretta  stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di servizi di  architettura e ingegneria; ciò contrariamente a quanto previsto per  l'appalto delle opere che devono fare riferimento, ove presenti, ai  prezzari regionali. I rischi non mancano: che venga sottostimato  l'importo posto a base di gara; che le stazioni appaltanti, oltre a  mortificare le prestazioni, possano ricorrere a procedure di affidamento errate quali, ad esempio l'affidamento diretto anziché la  procedura negoziata o l' asta pubblica, violando i più elementari  principi di trasparenza". 

Per gli architetti italiani, "il nuovo Codice contiene indubbiamente  anche elementi di positività. Primo tra tutti il ruolo dell'Anac,  fondamentale per garantire trasparenza al settore dei lavori pubblici,  a patto però che l'Autorità venga dotata delle risorse e degli  strumenti per assolvere a compiti così importanti."        

"Certamente apprezzabile -sottolineano- è anche la limitazione  dell'appalto integrato e l'abbandono quasi integrale degli affidamenti  con il criterio del prezzo più basso anche se, va rilevato che il  nuovo Codice consente una discrezionalità eccessiva delle stazioni  appaltanti che mal si coniuga con il principio della trasparenza.  "Positiva anche -fanno notare gli architetti-  l'abolizione della cauzione provvisoria negli affidamenti di servizi  di progettazione che elimina così un ulteriore balzello a carico dei  professionisti, le cui attività progettuali sono già coperte da  apposite polizze fideiussorie".        

''Ci auguriamo -auspica il Consiglio nazionale- che le criticità e le  incongruenze segnalate vengano superate sia con il primo Decreto  correttivo sia con le linee guida che sostituiranno il vecchio  regolamento. Come sempre gli architetti italiani sono pronti ad  offrire il loro contributo propositivo''.  

 

Mappa del sito