Corriere della Sera 
7 marzo 2016
Roberta Scorranese

 

Cent’anni fa, nel 1916, moriva Signe Hornborg, finlandese, molto probabilmente la prima donna d’Europa laureata in architettura. Il riconoscimento accademico le fu concesso grazie a «un permesso speciale» e mai le fu affidato il progetto di un intero edificio. Dovette adattarsi, inventare soluzioni, come la facciata (innovativa) di un palazzo tardottocentesco di Helsinki. 

Chissà, forse questa capacità di trovare nuove strade e allargare i confini del progetto si è tramandata come un cromosoma invisibile nelle generazioni successive di architetti donna: scorrendo l’elenco delle finaliste (che qui anticipiamo) dell’«ArcVision Prize» 2016, il premio di architettura al femminile che Italcementi organizza dal 2013, il filo sottile che lega nomi e progetti è un’attitudine singolare a immaginare la consistenza «transitoria» degli spazi. L’intuizione che case, grattacieli, piazze e scuole sono in continuo mutamento e, di conseguenza, ecco la progettazione di aree sempre più temporanee. 

Il premio (che quest’anno vedrà la cerimonia conclusiva il 7 aprile al Teatro dell’Arte di Triennale Milano, legandosi all’attesa XXIesima Esposizione Internazionale) trova in gara venti tra singole progettiste e studi «al femminile», provenienti da tutto il mondo.

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