Corriere della Sera – Milano
13 febbraio 2016
Maurizio De Caro

 

Una buona amministrazione (di ogni colore) si valuta dalla qualità delle opere che riesce a realizzare durante un mandato, ma troppo spesso i progetti restano tali, pause urbanistiche che non hanno lo stesso valore delle composizioni musicali incompiute. Non è un problema solo dei nostri tempi ma l’attualità ci ricorda che la «biblioteca degli alberi», compresa nel grande intervento di Porta Nuova/Isola, di Petra Blaisse del 2003 e con una fine lavori prevista nel 2015, è ancora lontana dal nascere. O Santa Giulia, ambizioso intervento dell’inizio del secolo, ancora oggi in alto mare tra assenza di bonifiche, cause infinite, imprenditori scomparsi dalla scena. Il «quartiere perfetto» di Foster è un vuoto spettrale, parti abitate tra un nulla immaginato e mai realizzato. 

L’elenco riguarda quartieri nuovi come Ponte Lambro, le aree Calchi Taeggi che da anni galleggiano nell’inconcretezza, tra cause e contro-cause. Silenzio, nebbia, come gli scheletri di Italia 90, sculture spericolate del solito boom, scagliate nel territorio milanese. La storia della città è fatta di capolavori che non hanno avuto la fortuna di sorgere, come il Palazzetto dello Sport di Rossi, ma anche in decomposizione come l’Istituto Marchiondi di Viganò che semplicemente viene fatto marcire, nell’indifferenza istituzionale. 

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