Corriere del Mezzogiorno 
18 gennaio 2016
Fabrizio Geremicca

 

Fino all’inizio del secolo scorso, prima che l’incuria, gli sfregi dell’uomo e la piaga del cemento, provocassero disastri inenarrabili, doveva apparire come una sorta di paradiso in terra: una tale straordinaria concentrazione di bellezza, arte e magnificenza da assumere quasi i connotati dell’utopia e da meritarsi la fama di “Miglio d’oro”. Perché era lungo non più di un miglio quel tratto dell’antica Strada regia per le Calabrie costeggiato da una lunga teoria di ville ed edifici maestosi realizzati da architetti del calibro di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando Sanfelice. 

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Oggi la fondazione Ente per le Ville vesuviane, costitutita con una legge del 1971 per garantirne la conservazione, il restauro e la tutela, ne censisce 122 distribuite tra i Comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre del Greco.

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