Corriere della Sera 
7 gennaio 2016
Giuseppe Pullara

 

Sulla redazione del nuovo Piano regolatore (1962) erano in corso infuocate polemiche nell’amministrazione comunale e tra questa e gli urbanisti più noti, da Piccinato a Quaroni a Zevi. Al tempo stesso, procedeva alla fine degli anni ’50 la preparazione delle infrastrutture e delle opere per la XVII Olimpiade. Oltre l’Eur e il Foro Italico i maggiori interventi riguardavano il quartiere Flaminio dove da decenni si erano sviluppate attività sportive, dalle corse dei cavalli (ippodromo di Villa Glori) al calcio (campo della Romulea) al cinodromo. 

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Resta da immaginarsi cosa sarebbe ora il quartiere se non fosse stato attraversato dal fervore olimpico. Probabilmente con gli anni sarebbe stato «densificato» da centinaia di palazzine e da lottizzazioni speculative assimilando la propria immagine a innumerevoli aree della «città consolidata», quella che arriva a lambire le periferie, quasi sempre priva di adeguate vie di comunicazione e soprattutto di aree verdi. La stagione olimpica del Flaminio ha mantenuto la dignità di un quartiere quasi appena nato spingendolo verso una vitalità che gli mancava. Decine di architetti, tra i migliori del Paese, si sono misurati in una gara promossa dallo Sport e sostenuta dall’intera città. Ed hanno vinto. 

 

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Il Flaminio, la tangenziale, l’Eur, la metro. Come i Giochi rivoluzionarono la città. Non solo le grandi vittorie degli azzurri o le imprese leggendarie come quella di Abebe Bikila L’edizione di 56 anni fa rappresentò un momento di svolta per un Paese che usciva dal dopoguerra

Corriere della Sera 
4 gennaio 2016
Giuseppe Pullara

 

(...) Oggi sembra scontato, ma lo stadio Olimpico si chiama così da allora, quando venne ampliato e rimodernato (con la costruzione dello Stadio del Nuoto) il Foro Italico nato sotto il regime fascista negli anni ‘30. Per collegare la città al teatro principale delle gare, viene realizzata la via Olimpica, forse il più importante di una serie di progetti sulla viabilità: l’apertura alle auto del Muro torto, il senso di marcia unico sul lungotevere. E poi la costruzione del villaggio olimpico al Flaminio, oggi zona semi-residenziale «arricchita» negli anni dall’Auditorium di Renzo Piano (nato nelle giunte di centrosinistra guidate da Rutelli prima e Veltroni poi), la riqualificazione dell’Eur (dal laghetto al Velodromo, passando per il Palazzo dello Sport), l’aeroporto di Fiumicino (in realtà aperto inizialmente per i charter e soltanto dal ‘61, ad Olimpiadi passate, anche a i voli di linea) e la metro B. 

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