Corriere della Sera 
10 novembre 2015
Stefano Bucci

 

L’architetto Pancho Guedes, profeta di un «movimento moderno» in versione africana scomparso all’età di 90 anni, era in realtà nato a Lisbona nel 1925 ma per gran parte della vita è vissuto tra Mozambico, Angola e Sudafrica. Influenzato dall’opera di Le Corbusier, Guedes (Amancio De Alpoim Miranda Guedes era il suo nome completo) aveva però scelto di ispirarsi non tanto alla tradizione classica quanto «alle forme espressive e alle potenzialità dell’arte africana», in particolare per le sue ville disseminate nella natura nelle quali utilizzava materiali e tecniche tradizionali per creare un’architettura «integrata, sostenibile, organica». In Mozambico Guedes lavorò e costruì moltissimo soprattutto dal 1950 al 1974: tra le sue opere più conosciute il gruppo de Doze Casa e Casa Khovolar, entrambe a Maputo. Nel 1974 Guedes si era poi trasferito in Sudafrica, a Johannesburg per insegnare architettura all’Università di Witwatersrand. Da queste sue esperienze (ma Guedes è stato anche pittore e scultore di opere su ingiustizie politiche e sociali) era scaturita Eclectica , città utopica mai realizzata «dove vi è posto per il bello e il brutto, per il nuovo e la rovina, il naturale e l’artefatto». 

 

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