la Repubblica 
8 ottobre 2015
Fulvio Irace

 

(...) Per quindici anni Luigi Zuccoli (1907-1985) fu allievo, collaboratore ed amico del più grande architetto italiano del Novecento, Giuseppe Terragni, frequentandone lo studio comasco di via Indipendenza 23 e reggendone le sorti durante i quattro anni di guerra sul fronte russo.

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Per quei quindici anni in cui il vento della modernità cambiò le carte in tavola della scena culturale italiana, Como fu il centro periferico di quella tempesta perfetta e Terragni il suo avventuroso “master and commander”, realizzando opere (Novocomun, Casa del Fascio, asilo Sant’Elia, Casa Giuliani Frigerio, eccetera) che sfidarono la prova del tempo. (...)

Così nel 1981, Zuccoli raccolse in un piccolo volume il suo racconto di quei momenti di vita vissuta, che aveva cominciato a dipanare nel 1968 su sollecitazione di Bruno Zevi. Pubblicato dalla tipografia Cesare Nani di Como, il volumetto, “Quindici anni di vita e di lavoro insieme con l’amico e maestro architetto Giuseppe Terragni”, fu accolto in silenzio, e in poco tempo se ne persero le tracce: la recente riedizione critica, a cura di Luca Lantini (Libria edizioni) integrata da numerosi saggi e da un ricordo del figlio di Zuccoli,

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