Il Sole 24Ore Progetti e Concorsi - settimanale
27 giugno 2015
Mariagrazia Barletta

 

Cresce in Italia l’interesse per nuove forme di abitare, costruite su misura dei desideri degli utenti e che fanno della condivisione di spazi e servizi una risorsa. È il cohousing, nato in Danimarca negli anni Sessanta, ma che inizia a fare breccia anche nel nostro Paese. Resta un fenomeno di nicchia ma in espansione e in controtendenza per il successo che riscuote sul mercato. «Dalla Danimarca, il cohousing si è sviluppato rapidamente nel mondo scandinavo e anglosassone e da qualche hanno sta registrando interesse anche da noi», racconta Simone Sfriso, architetto e socio fondatore dello studio Tamassociati. Lo studio ha portato a termine di recente due esempi di edilizia residenziale fondati sui principi della co-abitazione, uno a Villorba (Treviso) e l’altro a San Lazzaro di Savena (Bologna), e già sono in atto altre repliche. 

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Il successo sta anche nell’aver saputo intercettare necessità alle quali il mercato tradizionale non riesce a dare risposta. «Il mercato edilizio ha continuato, anche in anni recenti, a proporre un modello molto stereotipato di tipologie dell’abitare, settato essenzialmente su un modello di famiglia tradizionale, senza avere la capacità di «leggere» una società che nel corso degli ultimi decenni è mutata in modo sostanziale. 

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Innovativo e low cost, così cresce il cohousing. Nuovi modelli abitativi anti-crisi: ecco le best practice dei progettisti italiani

Il Sole 24Ore Progetti e Concorsi 
27 giugno 2015
Mariagrazia Barletta

 

 

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