Il Sole 24Ore 
5 maggio 2015
Sara Monaci

 

Gli architetti di Palazzo Italia prendono carta e penna e scrivono al presidente dell’Anac Raffaele Cantone e al commissario unico dell’Expo Giuseppe Sala, chiedendo garanzie per il dopo-Expo: che almeno a manifestazione conclusa possano portare a termine i lavori secondo il progetto originale. 

Lo studio romano Nemesi, vincitore della gara internazionale, non si rassegna all’idea che le varianti semplificative, inserite nella fretta di arrivare all’inaugurazione del primo maggio dell’evento universale, abbiano ridotto l’impianto estetico e gli spazi di Palazzo Italia. E sperano quindi che dopo l’evento universale l’edificio non rimanga una cattedrale nel deserto. 

Più precisamente, gli architetti vorrebbero, prima di tutto, che il “guscio” bianco possa arrivare al quinto piano anche nella parte interna della struttura, mentre adesso, nella fretta di arrivare in tempo all’inaugurazione, ci si è fermati al primo livello. Secondo la direzione dei lavori, guidata da Metropolitana milanese, questa possibilità non indebolisce il progetto iniziale ma rappresenta invece una variante accettabile, che non nuoce all’estetica complessiva; invece secondo Michele Molè, a capo del gruppo di architetti che ha realizzato l’edificio, l’idea iniziale va completata così come era stata pensata.

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