Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio, Il Sole 24Ore 
22 aprile 2015

Giorgio Santilli

 

È positivo il clima che si è respirato ieri alla commissione Ambiente della Camera dove il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha fatto la sua prima uscita parlamentare. Quasi un discorso programmatico che ha confermato la correzione di rotta impressa dal neoministro già con il Def alla politica infrastrutturale (più selettiva ma recuperando piccole opere e città, più pianificata ma in chiave unitaria, meno attenta alle differenze dimensionali delle opere e più attenta alla loro utilità) ma ha anche espresso una volontà di dialogo a 360 gradi con le forze politiche, le forze sociali e imprenditoriali, i territori, ricevendo in cambio un'ampia apertura di credito. Un metodo che vuole essere inclusivo, selettivo, ragionevole. Sembra oggi a portata di mano quella "pax infrastrutturale" che negli ultimi 20 anni non è stata possibile con gli scontri che prima hanno segnato la legge Merloni, poi la legge obiettivo, con le divisioni ideologiche su opere grandi e piccole. Senza contare le inchieste sulla corruzione che hanno investito i lavori pubblici e la crescente burocratizzazione del settore.

Una "pax infrastrutturale" oggi poggerebbe su una larga convergenza di analisi, da Bankitalia a Confindustria, dal Mef all'Autorità anticorruzione, dall'Ance agli architetti: tutti sostengono che il rilancio degli investimenti (pubblici e privati) sia il passaggio fondamentale per dare solidità e prospettiva alla crescita dell'economia italiana.

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