Il Sole 24Ore 
1 aprile 2015
Sara Monaci

 

Una struttura non completa, che non rispetta i diritti d’autore e che per di più rischia di dover fare a meno degli ultimi due piani (senza contare la crescita esponenziale degli extra costi dovuti alle continue varianti). È la denuncia dei progettisti del Padiglione e del Palazzo Italia di Expo, che ad un mese dall’inizio della manifestazione puntano il dito contro i ritardi della politica e l’eccesso di burocrazia, causa, secondo loro, della regolare costruzione dell’edificio simbolo dell’Italia durante l’evento universale. 

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Secondo Michele Molè, architetto dello studio Nemesi che si è aggiudicato la progettazione, «l’opera senza il rivestimento completo non corrisponde più al progetto iniziale, e pertanto saremmo pronti a disconoscerlo. Questo aggiustamento lo chiamano impropriamente Fase 2, ma noi faremo valere il diritto d’autore». Molè punta il dito contro i ritardi della politica e la decisione unilaterale di Mm di ridurre le finiture, che snaturerebbero il disegno iniziale. (...)

Gli architetti insomma sanno bene che completare tutta l’opera per il primo di maggio sarà quasi impossibile, ma non vogliono sentirsene responsabili. La colpa, dicono, è di chi ci ha fatto perdere tempo. Il j’accuse è rivolto alla politica e alla burocrazia. 

 

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