Il Sole 24Ore
13 marzo 2015
Giorgio Santilli

 

«Sulle grandi opere c’è bisogno di una svolta che consiste nella selezione di un numero limitato di priorità. Già con il prossimo Def indicheremo, rispetto alle 315 opere che oggi fanno parte della legge obiettivo, una sessantina di interventi su cui convogliare le risorse aggiuntive che stanzieremo da qui in avanti. È in corso un confronto con le Regioni cui stiamo chiedendo di indicarci poche priorità, poi alla fine decideremo tenendo conto della programmazione europea e della programmazione strategica nazionale per aeroporti, porti e logistica». Il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, riconosce che dal 9° Rapporto Camera-Cresme sullo stato di attuazione della legge obiettivo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) emerge una criticità nella programmazione delle grandi opere quando si afferma che solo l’8% delle opere della legge obiettivo è stato completato, ma nega che sia marginale la spesa effettuata negli anni passati.

 

È giusto dire che la legge obiettivo non ha centrato le finalità per cui era nata? 

La legge obiettivo aveva due finalità: rimettere in moto la realizzazione di infrastrutture che nel 2001 era bloccata e monitorare quel che si faceva. Questi due obiettivi sono stati raggiunti. Anche il monitoraggio della Camera, che io stesso volli quando ero parlamentare della commissione Trasporti, ha senso se è strumento di raccordo fra lavoro del governo e controllo parlamentare. La fotografia che il Rapporto scatta quando dice che solo l’8% delle opere è stato ultimato mi pare poco aderente alla realtà.

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