Corriere della Sera – Brescia
4 marzo 2015
Alessandra Troncana

 

Architetto, il tuo nome è Narciso. «Io narcisista? No, davvero. Parecchi colleghi lo sono, ma stanno scomparendo: ormai ci sono troppi architetti per darsi delle arie». 

Può capitare che passino ore, giorni, settimane, prima che la matita tracci la linea sulla carta: prima di disegnare, Giulia de Appolonia (Pordenone, 1969) ascolta. 

«Il committente, l’ingegnere, il paesaggista. L’architettura non è arte. Piuttosto, accumula stimoli da altre discipline». Alcuni suoi progetti sono stati spediti in posta prioritaria all’Italcementi: l’architetto, che ha uno studio a Brescia, è in lizza per Arcvision - Women and architecture , premio internazionale «con l’obiettivo di promuovere le figure femminili che hanno apportato novità di carattere progettuale, teorico e pratico con una particolare interpretazione dei valori sociali». 

De Appolonia, pupilla di Carrilho da Graça, l’architetto portoghese che l’ha svezzata, ha portato alla giuria quattro progetti: il museo della Scienza di Bragança, una torre residenziale ad Asiago, un cimitero in provincia di Varese e una scuola a Villafranca, Verona. Una bulimica del disegno. «La mia passione, però, è l’edilizia pubblica: si riesce a dare maggiore coerenza e sostanza al proprio lavoro». 

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