ilgiornale.it
13 gennaio 2015
Marzio G. Mian 

 

«Signori» disse Daniel Hudson Burnham al termine del gala in onore dei colleghi architetti che si apprestavano a compiere l'impresa «il 1893 sarà una data storica per la nostra nazione. Contribuire a rendere memorabile questo evento significa servire la patria».

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Non solo, poiché allora il successo di un Expo aveva quasi gli effetti collaterali di una guerra vinta, Chicago, puntando tutto su quella che stava diventando la sua espressione identitaria, cioè l'architettura verticale, riuscì ad affermare una nuova estetica che avrebbe caratterizzato il volto della giovane e ambiziosa potenza. Eppure fu un azzardo, una forsennata corsa contro il tempo - molto simile a quel che sta accadendo a Milano - un'avventura che poteva rivelarsi un bluff e cambiare le sorti del Paese e dell'Occidente.

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