Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
15 maggio 2015
Alessia Tripodi

 

Mi piacerebbe molto lavorare di più in Italia, ma tra concorsi che non funzionano, burocrazia e incertezze normative che creano ostacoli anche nella costruzione è sempre più difficile, perché di fatto c'è un sistema che non premia né il merito né la qualità».

All'indomani della vittoria del Mies van der Rohe 2015 con la Sala Filarmonica di Szczecin, in Polonia – firmata insieme con il collega Alberto Veiga – Fabrizio Barozzi si dice «onorato» del riconoscimento e parla del suo desiderio di tornare a lavorare in patria, anche se ormai la sua attenzione è principalmente rivolta al mercato europeo (e spagnolo in particolare). Lo fa da Barcellona, dove è arrivato attraverso un Erasmus e dove nel 2004 ha fondato lo studio Barozzi/Veiga con il quale, concorso dopo concorso, ha inanellato una serie di successi, tanto da meritarsi nel 2013 il premio «Giovane talento dell'architettura italiana» del Cnappc. 

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