la Repubblica 
20 marzo 2017
Luigi Dell’Olio

 

In Italia ci sono molti più avvocati, commercialisti e architetti che negli altri Paesi d’Europa, con il risultato che è sempre più difficile – per chi sceglie la strada del lavoro autonomo – guadagnare dignitosamente. È una premessa che è bene tenere a mente sin da subito non per rinunciare alle proprie ambizioni, ma in modo da mettere in atto le giuste strategie per emergere.

«La professione autonoma richiede tempi lunghi e grandi sacrifici», sottolinea Alberto De Nigro, commercialista e partner dello studio Legalitax. «Così non è un caso se quella che una volta era una scelta soprattutto maschile, sia sempre più appannaggio delle donne, più propense alla fedeltà lavorativa senza l’ansia del risultato a breve». Fatte queste premesse, da cosa partire? (…)

Quanto agli architetti, la sfida più grande è intercettare i cambiamenti del mercato, come ricorda Paolo Malara, che coordina il dipartimento Università e Tirocini presso il consiglio nazionale: «Una nuova cultura ambientale ed ecologica, nonché l’invecchiamento materiale delle città, creano spazi di lavoro per gli architetti dopo una lunga crisi della filiera edilizia. Così, le competenze da acquisire durante gli anni universitari sono in primo luogo legate al progetto, alle capacità di governare e di comprendere i processi complessi, in modo da acquisire una visione strategica delle trasformazioni sociali, economiche e ambientali». 

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