qualenergia.it
12 settembre 2016
Alessandro Codegoni

 

Il terremoto del 24 agosto scorso che ha distrutto Amatrice e una mezza dozzina di borghi fra Lazio, Umbria e Marche, facendo quasi 300 morti, potrebbe aver avuto almeno un risvolto positivo: per la prima volta si parla seriamente di un progetto, Casa Italia, per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio italiano nelle zone a più alto rischio sismico.

Il compito appare titanico, secondo Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti.

«Nelle zone a più alto rischio sismico abitano oltre 22 milioni di persone e ci sono 5 milioni di edifici residenziali, oltre a un milione di non residenziali. Le abitazioni sono oltre 10 milioni, pari a circa 1 miliardo di metri quadri. Tra il 70 e l’80% di questi edifici è stato realizzato senza requisiti antisismici, quindi si tratta di intervenire su 4-5 milioni di edifici. Ipotizzando una spesa di 300 euro a mq, per una seria e completa messa in sicurezza servono 300 miliardi di euro.»

Soldi che non vengono usati

Una cifra spaventosa, anche se spalmata su decenni di lavori, ma oltre all’entità c’è anche un secondo problema: i soldi stanziati in passato per ristrutturazioni antisismiche, sia in forma di finanziamenti diretti (fino a 200 euro/mq), che indiretti (detrazioni fiscali al 65%), praticamente non sono stati usati.

È famoso il caso della stessa Amatrice, dove un tour di presentazione dei fondi antisismici dopo il terremoto de L’Aquila del 2009, raccolse appena 10 adesioni.

«In effetti la ristrutturazione antisismica dell’esistente somiglia molto al pagamento di una assicurazione», ci conferma l’architetto Diego Zoppi, coordinatore del Dipartimento Politiche Urbane e Territoriali del Consiglio Nazionale degli Architetti «una cifra che sborsi oggi per rendere meno gravi possibili eventi negativi futuri, ma che non ti dà nessun vantaggio immediato e speri anzi che non arrivi mai il giorno in cui sarai contento di averla pagata.»

E in un Paese fatalista, poco previdente e spesso con risorse economiche limitate come il nostro, il ricorso a queste spese “Nel caso che…” non è molto popolare. (...)

 

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