Corriere della Sera 
12 ottobre 2015
Sergio Rizzo ed Elisabetta Soglio

 

La cosa più importante, e forse il punto di partenza più corretto, è sedersi tutti intorno allo stesso tavolo e confrontarsi. Come è avvenuto l’altra sera al Corriere della Sera, durante il forum sul dopo Expo al quale hanno partecipato i rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti in questa delicata partita. Tutti a ripetere che serve un «patto istituzionale»: per garantire un futuro alle aree di Expo che diventi modello per il Paese e per l’Europa, bisogna anzitutto lavorare in squadra e non farsi condizionare dalle campagne elettorali prossime venture, dagli scatti in avanti e dalle manie di protagonismo. Serve un «progetto identitario», servono soldi (la Regione è pronta ad aggiungere 50 milioni), serve tempo, serve un’intesa fra pubblico e privato. Serve, soprattutto, un’alleanza. 

(...)

Leopoldo Freyrie: 

Anche in Italia si può lavorare senza commissari e leggi speciali

«Di fronte ad un progetto del genere bisogna fissare punti certi. Qual è la vocazione dell’area di Expo? Quanti sono i soldi a disposizione? E solo per arrivare a definire queste cose, ad essere molto bravi, servono mesi. Il coraggio sta nello sperimentare con la didattica, integrando con la produzione e il ruolo della conoscenza. Aggiungo una cosa: non mi piace che si stia già pensando a procedure speciali anche per il dopo Expo. Forse è arrivato il momento di dire che siamo cresciuti e vogliano essere capaci di fare da soli senza commissari e leggi speciali. Ora si stanno rimettendo a posto alcune cose. Per esempio si sta predisponendo il nuovo codice degli appalti. Bene, il dopo Expo potrà essere il banco di prova per vedere se funziona». 

 

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