Il Sole 24Ore
10 settembre 2017
Fulvio Irace

 

Rue des Archives, a Parigi, taglia il cuore del Marais da rue de Rivoli a rue de Bretagne. Al numero 34, in un vecchio palazzo ristrutturato, ha sede lo studio francese di Renzo Piano che il 14 settembre vi festeggerà il suo 80mo compleanno. 

Se è vero che l’atelier di un artista ne riflette la personalità, lo studio di Piano non fa eccezione. Visto dalla strada sembra a proprio agio tra i tavoli all’aperto del sole di settembre, piccoli ristoranti, vinerie e botteghe di articoli per la casa. Il piano terra però è trasparente come una vetrina e sbirciandoci dentro dà l’impressione di una falegnameria. I soci della prima ora ricordano ancora quando, appena aperto, vi si intrufolò una vecchietta con una sedia, chiedendo se potevano incollarle la gamba che si era rotta. 

L’ingresso dello studio corrisponde insomma a quella che di solito è la stanza sul retro, il laboratorio per i modelli, il camerino di prova dove i progetti si tagliano e si misurano con le mani. Entrando, l’odore di legno, la polvere di segatura e lo sfrigolio delle tagliatrici sui sottili fogli di compensato, lanciano subito il primo messaggio: qui le mani non servono solo per cliccare sul mouse del computer.

Piano la chiama “bottega”, come se si trovasse ancora nella Genova dell’infanzia e della prima giovinezza: dopo la guerra, quando seguiva sui cantieri il padre ( «più di un capomastro» precisa «e meno dell’imprenditore, ma sempre in giacca e col cappello in testa») che gli ha trasmesso la dignità del mestiere e la certezza che bisogna sporcarsi le mani toccando le cose. «L’unica maniera - dice - per conoscere realmente come nasce un edificio, come si costruisce una nave, come si fabbrica un tavolo o una sedia». 

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