Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
21 aprile 2017
Mauro Salerno

 

Scoppia la bufera politica - con dure prese di posizione anche interne alla maggioranza - sul taglio ai poteri dell'Anac di Cantone arrivato a sorpresa nelle ultime limature del decreto correttivo della riforma appalti. Nel mirino, come abbiamo segnalato per primi qui, c'è la cancellazione del cosiddetto «potere di raccomandazione» che consentiva all'ex magistrato di sventolare un cartellino giallo in faccia alle Pa colte a commettere irregolarità in corso di gara, "invitandole" a correggere la rotta sotto la minaccia di sanzioni fino a 25mila euro. Dopo le polemiche, con richieste di un intervento riparatorio del Governo, anche da parte di parlamentari Pd oltre che del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, Palazzo Chigi ha fatto sapere che non c'è «nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri dell'Anac», aggiungendo che i «sul punto sarà posto rimedio in maniera inequivocabile».

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Tra le norme cancellate all'ultimo momento dal decreto figurano infatti anche l'autonomia organizzativa dell'Autorità, nonché i paletti di minima trasparenza posti proprio da Cantone a tutela degli appalti di piccolo importo, vera zona grigia della domanda pubblica. A chi ha seguito con attenzione i passaggi dedicati da Cantone al Correttivo non sono sfuggite le perplessità espresse, più o meno velatamente, sui punti considerati come "arretramenti" rispetto al codice varato lo scorso aprile: dalle aperture sull'appalto integrato («oggettivamente reintrodotto» nel codice) alla scelta finale di aumentare la soglia per l'applicazione del massimo ribasso. (...)

 

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