Il Sole 24Ore 
14 aprile 2017
Luca De Stefani

 

Split payment anche per i professionisti nei rapporti con le Pa, ed enti controllati, e con le società quotate. Così prevede la manovrina varata martedì scorso dal governo. Più in dettaglio, per le «operazioni» verso la Pa (articolo 1, comma 2, della legge 196/2009), le società controllate «direttamente o indirettamente dallo Stato» (articolo 2359, primo comma, n. 1 e 2, del Codice civile), le controllate «direttamente dagli enti pubblici territoriali» (solo per il n. 1) e le «società quotate inserite nell’indice Ftse Mib della Borsa italiana», per le quali la fattura verrà emessa dal 1° luglio 2017 in poi, anche i «professionisti soggetti a ritenuta d’acconto» saranno interessati dal meccanismo di riscossione dell’Iva dello split payment (articolo 17-ter del Dpr 633/1972). Continueranno, quindi, a emettere fattura con l’Iva e riportare l’annotazione «scissione dei pagamenti».

Inoltre, non riceveranno più il pagamento dell’imposta, che verrà versata all’Erario direttamente dalla Pa nel momento in cui si verificherà l’esigibilità. Non dovendola pagare, non la dovranno più riportare «a debito» nella liquidazione periodica Iva. I professionisti, quindi, riceveranno l’accredito del solo importo del corrispettivo pagato dalla Pa, al netto dell’Iva indicata in fattura.

Quindi, anche per i professionisti, come per le imprese che adottano lo split payment dal 1° gennaio 2015, l’esigibilità non sarà più differita, ma seguirà le regole ordinarie. (...)

 

Dalle professioni arriva l’allarme sulla liquidità. Le reazioni. Gli effetti del versamento diretto

Il Sole 24Ore 
14 aprile 2017
Federica Micardi

Lo split payment spaventa i professionisti. Questo meccanismo, che prevede la scissione tra valore della prestazione e l’Iva con il versamento della prima al fornitore e della seconda all’erario, è stato introdotto nel 2015 nei rapporti tra imprese private e pubbliche amministrazioni, per contrastare il fenomeno dell’evasione dell’Iva; ora la manovra correttiva allo studio prevede che venga esteso anche alle società pubbliche, alle società quotate e ai professionisti. (...)

Preoccupati per la novità contenuta nella manovra correttiva attualmente in discussione anche gli architetti, una professione che spesso si trova a lavorare per le pubbliche amministrazioni. «Questa norma è impropria e fuori luogo - afferma Massimo Crusi, tesoriere del Consiglio nazionale degli architetti - in un contesto economico che vede le professioni in difficoltà viene introdotta una norma che, di fatto, anticipa le tasse e assorbe circolante, e ciò viene fatto con benefici praticamente nulli per lo Stato ma con effetti pesanti per i professionisti». Crusi sottolinea come, tra ritenuta e mancato versamento dell’Iva, su una fattura di 10mila euro al professionista arrivano in tasca 5.800 euro, con un “taglio” superiore al 40%. (...)

 

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