Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini ha definito "grave" la sentenza del Consiglio di Stato che ha frenato sulla riforma dei musei che ha aperto a direttori non italiani. "Ora dall'estero chi si fiderà piu' a venire a lavorare in Italia?", si e' chiesto in un'intervista a Repubblica. "Come avvocato e come politico sono rispettoso delle sentenze"., ha assicurato Franceschini, "ma a oltre tre anni dalla pubblicazione del bando per selezionare i direttori dei musei, dopo 16 pronunciamenti del Tar e sei del Consiglio di Stato, non e' possibile che si debba cominciare daccapo". "E attenzione", ha aggiunto, "non chiamiamo stranieri quei direttori, perchè oltre che culturalmente e' giuridicamente infondato". "Sono convinto che le nostre ragioni siano fondate e verranno riconosciute. Ma insieme alle questioni di forma, c'e' la sostanza: in tutto il mondo ci sono musei diretti da cittadini provenienti da Paesi diversi, compresi gli italiani. E' possibile che l'Italia debba fare eccezione?"."Come si puo' pensare che, quando scadranno i contratti, chi ha diretto così bene i nostri musei chiederà di essere riconfermato?", si e' chiesto il ministro. "Che lo faccia essendo probabile che qualcuno presenti ricorso invocando il fatto che non e' italiano? E lo stesso vale per storici dell'arte e archeologi non italiani, ma con fior di curriculum, che volessero lasciare i loro incarichi per venire a dirigere qui".

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