E' come se di fronte a un'epidemia si tagliasse il numero dei dottori. L'Italia è tutta una frana, eppure nelle sue università si chiudono le facoltà di Geologia, gli enti pubblici non utilizzano i geologi, e i giovani alla fine abbandonano questa professione bistrattata. Il grido di dolore degli studiosi della terra viene lanciato in occasione del primo Congresso nazionale dei geologi italiani, che si terrà dal 28 al 30 aprile a Napoli. Un congresso che per la prima volta vuole riunire tutti i geologi italiani, superando  le tradizionali divisioni fra dipendenti pubblici, liberi professionisti e docenti universitari, per riaffermare l'importanza della professione in un paese sempre più a rischio  idrogeologico.

"Ci ritroviamo per la prima volta tutti insieme per farci prendere in considerazione, con la presenza del Ministro dell'Ambiente, di politici e di tecnici ministeriali", spiega Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei geologi della Toscana. E poi elenca qualche cifra illuminante: "Negli ultimi anni i dipartimenti universitari di Geologia in Italia sono scesi da 28 a 8, accorpati ad altri. I docenti dal 2000 sono  calati del 15%. L'insegnamento di geologia nelle scuole è stato eliminato. I geologi in Italia sono 14.000, più nella libera  professione che negli enti pubblici, e il loro numero è in calo. La crisi dell'edilizia ha colpito la categoria e solo i Comuni capoluogo hanno questi tecnici in organico". Per i geologi italiani servirebbero presidi territoriali, servirebbero tecnici come loro nelle amministrazioni.

"Il geologo è utilizzato poco e male - denuncia Fagioli - La prima proposta di legge sul 'geologo di zona' è del '69. Non è mai stata approvata". Un disegno di legge presentato di recente dalle deputate Raffaella Mariani e Manuela Ghizzoni, che eviterebbe l'accorpamento delle facoltà di Geologia ad altrefacoltà in caso di riduzione degli studenti, è passata alla Camera, ma è fermo al Senato.

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