La buona architettura è capace di rispondere alle necessità economiche, sociali e spaziali di una comunità sostenendone le aspirazioni per il futuro attraverso un uso sapiente delle risorse e l’impiego di tecnologie innovative.
È questo uno dei principi dell’Aga Khan Award for Architecture il premio triennale che, dal 1980, valorizza progetti di tutto il mondo che hanno stabilito nuovi standard di eccellenza in architettura, pianificazione urbana, salvaguardia del patrimonio storico e progettazione del paesaggio, con particolare attenzione ai paesi dell’Asia Centrale e Meridionale, del Medio Oriente e dell’Africa Subsahariana.

L’ultima edizione del premio è stata vinta dallo studio TAMassociati, con il progetto del Centro Salam di Cardiochirurgia a pochi chilometri da Khartoum, capitale del Sudan. L’ospedale dell’Ong Emergency è il primo centro cardiologico nel continente africano a fornire cure gratuite e ospitalità ai parenti dei malati spesso provenienti da altri paesi. Il modello del Salam Center ha incoraggiato la realizzazione di altri poli sanitari nei paesi confinanti con il Sudan che comprendono un’area grande tre volte l’Europa.

La presentazione del Salam Center è l’occasione del simposio “Quality Design for Health Care Facilities in Emerging Countries. Case studies in Africa” organizzato dall’Aga Khan Award for Architecture e dal Comune di Reggio Emilia il prossimo 23 e il 24 ottobre presso la sala del Tricolore e l’auditorium Loris Malaguzzi. Due giorni di dibattito con relatori internazionali – tra questi Raul Pantaleo, TAMassociati, Venezia; Tomà Berlanda, Direttore School of architecture, planning and geomatics, dell’Università di Cape Town e fondatore di Active social architecture, Ruanda; Farrokh Derakhshani, Direttore Aga Khan Award for Architecture; Serena Foracchia, Assessora alla Città Internazionale di Reggio Emilia
; James Mitchell, Fondatore Orkidstudio direttore e docente di Architettura Umanitaria alla Mackintosh School of Architecture, Glasgow; Gino Strada, Fondatore di Emergency; Luca Molinari, curatore e professore di architettura contemporanea alla Seconda Università degli Studi di Napoli – che presenteranno progetti, azioni interdisciplinari e metodologie che hanno raggiunto risultati concreti in regioni spesso martoriate da conflitti e in condizioni di persistente violenza e povertà.


Si prevede che l’Africa, entro la fine del secolo, raggiungerà la quota di 4 miliardi di abitanti e che la sua popolazione urbana triplicherà entro il 2050. Al più alto tasso di crescita a livello mondiale corrisponde ancora un’aspettativa di vita tra le più basse. È questo il motivo che spinge a una riflessione sulla qualità architettonica degli edifici destinati alla cura, all’educazione e all’accoglienza, che devono rispettare il contesto e i destinatari, essere sostenibili dal punto di vista ambientale e motore per la parità dei diritti.

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