Economia in leggera ripresa, grazie alla domanda estera e agli incentivi alle imprese, ma nessun miglioramento per il settore delle costruzioni in stallo nel 2017. Il valore della produzione delle costruzioni nel Lazio è stato pari, nel 2017, a 10 miliardi di euro, poco meno dell’8% del totale nazionale. La stima degli investimenti delinea una dinamica assai incerta, con investimenti in calo per la riduzione di tutto il segmento non residenziale, sia edilizio che infrastrutturale. La dinamica complessivamente positiva per il mercato residenziale è tutta da ricondurre al mercato del rinnovo, stimolato da incentivi, per la riqualificazione generica ed energetica.

Sono questi alcuni dei dati - che riguardano il Lazio - di una ricerca che il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha commissionato al Cresme sull’andamento economico delle regioni italiane e che sono stati illustrati a Roma nel corso della quinta tappa di avvicinamento al Congresso Nazionale degli Architetti italiani - in programma a Roma dal 5 al 7 luglio prossimi - organizzata in sinergia con gli Ordini territoriali della regione

Propedeutici al Congresso nazionale, una serie di incontri nei quali sono coinvolti i cittadini, le associazioni, i rappresentanti delle Istituzioni e delle Autonomie locali, della politica, della cultura, dell’economia, della ricerca e la comunità degli architetti: un vero e proprio ascolto del territorio dal quale partire per poi elaborare e lanciare una serie di proposte concrete sulle città del futuro e per fare modo che il tema della città sia prioritario nell’agenda del prossimo governo.

Per gli architetti italiani servono politiche per le città che siano il risultato di una visione strategica e lungimirante, visione che, in molte realtà europee e del mondo, oltre a trasformare l’abitare in una dimensione olistica ha dato un forte impulso al settore delle costruzione che è trainante per tutta l’economia. Bisogna essere in grado di cogliere, trasformandolo in nuove opportunità e soluzioni, il processo di cambiamento che sta investendo anche le città italiane.

Nel Lazio, sul fronte delle costruzioni, nonostante la possibilità che nel 2018 si facciano sentire anche gli interventi per la ricostruzione post-sisma, grazie anche in questo caso agli incentivi così come stabilito dalla legge di stabilità, i segnali di ripresa sono modesti: lo scenario rimane debole, come indicano, oltre che gli occupati ancora in calo, livelli di investimenti sottodimensionati rispetto al picco espansivo del 2006. Complessivamente oggi il mercato regionale è inferiore del 30% rispetto alla capacità di spesa del 2006, con picchi del 50% per quanto riguarda le opere pubbliche.

Segnali ambivalenti provengono dal quadro dei bandi di gara per opere pubbliche. L’analisi dei dati mette in mostra una recente situazione di crescita delle opportunità, che avevano però raggiunti livelli critici, crollando da oltre 2.000 gare del 2005 a meno di 700 nel 2013. La spesa pubblica è assai più variabile, legata alla pubblicazione di maxi interventi, del calibro del Corridoio Intermodale Roma-Latina e del collegamento Cisterna-Valmontone, pubblicata nel 2011, per un importo a base di gara di 2,7 miliardi. Nel 2017 il mercato regionale è quantificato in 901 gare e 1,3 miliardi, quantità entrambi in crescita rispetto al 2016, un anno in cui si erano fatti sentire gli effetti delle novità normative in ambito di attività appaltistica, ma anche di finanza pubblica.

La modesta ripresa economica è sostenuta da un mercato del lavoro in miglioramento, sebbene con differenziazioni settoriali. Nel 2017 il settore della costruzione è l’unico a registrare ancora un calo, ma nel lungo periodo, anche il comparto manifatturiero sconta un gap occupazionale importante. Per le costruzioni, dal 2008 a oggi, sono fuoriusciti circa 40mila addetti, per un settore che ne occupa 130 mila; per il settore della manifattura, circa 36mila, il 14% dal 2008. Bilancio positivo per gli occupati nei servizi, impiegati per oltre l’80% nel territorio della provincia di Roma.

Nella regione Lazio il tasso di disoccupazione è salito al 12,5% nel 2014 - raggiungendo il livello massimo (11,3% nella città metropolitana di Roma) - iniziando a ridursi dal 2016 e attestandosi nel 2017 sul 10,8%, non distante dalla media nazionale. Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2014 ha raggiunto il 49% sia in regione che nella provincia di Roma, superando sensibilmente quello nazionale, per scendere al 40% e 42% nei due ambiti territoriali, livelli superiori alla media nazionale.

La ricerca che il Consiglio Nazionale degli Architetti ha commissionato al Cresme analizza anche la situazione demografica che evidenzia, tra l’altro, non pochi problemi in tal senso.

Senza significativi mutamenti di scenario, soprattutto a causa dei fenomeni di invecchiamento della struttura demografica, nell’arco di un ventennio la regione perderà 73.985 abitanti (-1,3%). Lo scenario demografico regionale evidenzia una flessione della popolazione giovane: nell’ultimo decennio i residenti di età inferiore a 15 anni sono aumentati di 71mila unità, nel prossimo ventennio invece si stima una riduzione valutabile in 131 unità (-16,4%). Alla forte riduzione dei giovani farà riscontro un ancor più netto incremento della popolazione anziana (65 anni e più), che dagli attuali 1,25 milioni di residenti giungerà a 1,69 milioni di individui (+68,8%). Nel 2036 la composizione strutturale della popolazione avrà 49 anziani ogni 100 abitanti in età lavorativa (15-64 anni), nel 2006 il rapporto era del 30%.

Dopo Roma le prossime tappe di avvicinamento al Congresso Nazionale sono Bologna e Firenze, rispettivamente il 2 e il 9 marzo.

#congressoarchitettippc2018

Roma, 22 febbraio 2018

 

 

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