Il carcere è un luogo che genera costrizione ed esclusione – è questa la sua funzione – ma è pur sempre uno spazio dove si deve cercare di non produrre esasperazione a causa di spazi degradati e inadeguati. Da queste premesse nasce l’iniziativa organizzata dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma lo scorso 7 dicembre: il convegno “Architettura e carcere”, che si è posto l’obiettivo di fornire agli architetti una specifica formazione in termini di progettazione delle strutture di detenzione carceraria. In queste specifiche realtà si miscelano diverse e a volte conflittuali esigenze – sicurezza della società ma anche dignità dei detenuti – producendo complessità di grande rilevanza sociale. E se si pensa che l’Italia ha subito una condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo per lo stato disumano in cui versa il nostro sistema degli istituti di pena il quadro di emergenza è evidente.
“Gli architetti – sostiene Alessandro Ridolfi presidente degli architetti romani – possono essere preziosi alleati delle istituzioni per promuovere progetti di architettura carceraria che assicurino qualità degli spazi destinati al recupero e al reinserimento sociale, garantendo al tempo stesso sicurezza e controllo in relazione alla città e al contesto circostante”.

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