Le infiltrazioni mafiose nel Nord Italia non esistono più, nel senso che sono diventate qualcosa di molto più strutturato e ancor più pericoloso: il controllo dell’economia in modo ‘legale’ in settori strategici permette alla malavita organizzata di condizionare pesantemente qualsiasi forma di concorrenza legale e la stessa vita democratica di rilevanti aree del paese. Questo fenomeno è ben visibile, purtroppo da parecchio tempo, anche in Emilia Romagna, l’Ordine degli Architetti PPC di Bologna ha così deciso di organizzare un’iniziativa di grande rilievo: lo scorso 11 giugno si è tenuto nel capoluogo il seminario “Le mani sulla città: infiltrazioni della criminalità organizzata nell'edilizia in Emilia Romagna”, con la partecipazione di esponenti della magistratura, dei corpi di investigazione, del mondo universitario, della professione progettuale e dell’informazione.
L’allarme istituzionale e sociale è alto e serve la mobilitazione delle migliori risorse della società. In modo particolare nel mondo delle costruzioni dove, dalla tradizionale testa di ponte del movimento terra, si è passati al controllo diretto di importanti imprese – attraverso soprattutto l’esercizio dell’usura – e al controllo di importanti segmenti della politica attraverso la corruzione. L’iniziativa dell’Ordine di Bologna ha l’intento di fornire gli strumenti tecnici e culturali per comprendere diffusione e caratteristiche di questo pericoloso fenomeno nell’ambito dell’edilizia e della professione. E di stimolare le realtà che vi operano a una stretta collaborazione per un’azione di contrasto efficace.
Nell’occasione è stata inaugurata – sempre nella sede dell’Ordine – la mostra fotografica “RIPRESI! I beni confiscati alla criminalità organizzata in Emilia Romagna”. Aperta fino al 17 luglio, è promossa da LIBERA Emilia Romagna in collaborazione con il Master universitario in Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie “Pio La Torre” diretto da Stefania Pellegrini.
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