salta ai contenuti
 
CNAPPC
 

La scoperta di Alfio Vinci analfabeta e re delle cupole

 

Il mago delle cupole che non sapeva leggere

Testata:
la Repubblica
 
Data:
25-10-2007
 
Autore:
Amelia Crisantino
 
 
Per un ricercatore, il ritrovamento di un manoscritto anonimo e senza titolo può trasformarsi nell'inizio di un'affascinante avventura. Individuare tracce, seguirle, collegarle sino a ricomporre un quadro che prende vita, che diventa un mondo fitto di personaggi e passioni, è quanto ha fatto Nicola Aricò, dal lontano incontro con un piccolo codice conservato nella Biblioteca universitaria di Messina.
Il risultato è adesso pubblicato in due volumi dalle edizioni Gbm col titolo "Il libro di Architettura" dove, oltre all'edizione critica del manoscritto, il lettore viene messo a parte del meccanismo filologico-investigativo attraverso cui Aricò perviene alle sue conclusioni. Le ipotesi erudite entrano a far parte di un'istruttoria indiziaria, che coinvolge il lettore come ogni processo che si rispetti. Tanto più che, in mezzo a tante sfaccettature godibili dagli specialisti, restano in primo piano i ritratti della città e di un gesuita anomalo, che diventano i veri protagonisti della ricerca.
Siamo a metà del '500, la Sicilia è la fortezza di un Mediterraneo pullulante pericoli, di continuo si lavora per migliorarne le difese. (...)
A Messina arrivano i maestri, ma oltre ai maestri servivano i libri. E non era facile trovarne, per lo meno non come quelli che si cercavano. Perché, volendo evitare ogni pericolo "morale", prima di proporli nella nuova scuola i testi venivano emendati. (...)
Ma l'architettura era un caso particolare. C'era un gran bisogno di architetti per edificare case e collegi, e anche per innalzare le superbe cupole tipiche della religiosità controriformista. I gesuiti intendono creare una rete di costruzioni riconoscibili e uniformi, la struttura centralizzata dell'Ordine si esplicita nelle sue costruzioni. Ma le difficoltà sono continue. Mancano i tecnici per eseguire i disegni da sottoporre alla curia generalizia, ci sono problemi per la gestione degli operai. Falegnami, mastri d'ascia, fabbri, manovali e muratori spesso arrivano analfabeti e l'Ordine non intende toglierli dall'ignoranza, giudicando che «numerosi inconvenienti» possono derivare dal loro imparare a leggere.
In questa duplice contraddittoria esigenza - di personale tecnico qualificato, e nessuna intenzione di formarlo - si sviluppa tutta l'avventura umana di Alfio Vinci. Nasce a Siracusa e viene accolto nel 1567 fra i gesuiti palermitani, ventenne e con la qualifica di falegname. (...)
Vinci torna a Palermo alla fine del 1586, dopo avere vissuto quasi due anni di pellegrinaggi mediterranei. Il novizio irrequieto s'è trasformato in un uomo di successo, dal 1590 è l'architetto della provincia siciliana. È il «medico delle cupole» ma, fra tanti edifici progettati e cupole salvate, il suo progetto più ambizioso non riguarda le pietre ma gli uomini. Perché a Messina fratello Alfio vuole fondare una scuola che formi i futuri tecnici, e prepara un libro di testo alla maniera gesuita. È il codice ritrovato da Aricò, che filtra Leon Battista Alberti attraverso la divulgazione di Cosimo Bartoli, e lo mischia con le esperienze accumulate nella lunga pratica del mestiere. Ma nel maggio del 1592, a soli 46 anni, Vinci all'improvviso muore. E l'ambizioso progetto della scuola svanisce con lui. Le imprese autonome non erano ben viste in casa gesuita: quella direttiva romana del primo Seicento a un cantiere messinese che ammoniva a non consentire "a fratelli muratori il tenere i libri et istrumenti d'architettura" è come una pietra tombale sul suo sogno.

 
 
 
Area Riservata
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
torna ai contenuti torna all'inizio