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Alla battaglia dei restauri "Sì, fermateli"."Impossibile"

 

Rispondono Cristina Acidini, Caterina Bon, Marco Ciatti, Antonio Forcellino e Bruno Zanardi

Testata:
la Repubblica
 
Data:
04-10-2007
 
Autore:
Mara Amorevoli
 
 
E ora scendono in campo gli addetti ai lavori. Restauratori, direttori di istituti, soprintendenti e docenti di restauro. E la polemica si accende e si amplifica intorno all'intervento di ieri dei due studiosi Carlo Ginzburg e Salvatore Settis su Repubblica in merito al complesso tema dei restauri al nostro patrimonio d'arte. L'intervento evidenziava due punti cruciali: da un lato la spettacolarizzazione di importanti restauri già fatti - come il ciclo di affreschi dalla Camera degli Sposi di Mantegna a Padova, la Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca ad Arezzo, la Cappella Sistina e ancora prima Masaccio e Masolino alla Chiesa del Carmine a Firenze - diventati eventi mediatici grazie anche agli sponsor che investono nel ritorno di pubblicità, dall'altro sottolineava in modo drammatico come vengano misconosciuti e ignorate urgenze relative ad opere meno note, magari perché non richieste per mostre ed esposizioni. Infine l'attenzione di Ginzburg e Settis metteva a fuoco l'irreversibilità di ogni intervento di restauro, operazione che spesso cancella stratificazioni storiche per offrire leggibilità, interpretazione nuove ed effetti in sintonia con il gusto figurativo oggi imperante. «Riflettiamo, sospendiamo i restauri ad eccezione di quelli di conservazione, chiediamo una moratoria» la conclusione provocatoria dei due studiosi, che interrogano sulla fragilità del patrimonio artistico nazionale e su quanto stiamo consegnando alle generazioni future. L'effetto boomerang parte dai distinguo. E incrocia restauro e conservazione. Marco Ciatti, direttore dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, attacca: «Le moratorie non servono a nulla. Il problema è un altro, e non parte tanto dal fenomeno dei restauri-show con gli sponsor o da quelli finalizzati alle mostre. In tempi di tagli ai fondi ministeriali ricorrere agli sponsor è diventata una necessità. Il problema è impostare il rapporto in modo corretto. Un restauro è fatto di lunghi studi, analisi e indagini scientifiche per capire fino in fondo un'opera, per mettere a punto quello che si chiama un "progetto integrato di restauro". E non serve fermarsi alla concezione vecchio stile della conservazione in antitesi al restauro, come fanno Settis e Ginzburg, perché i due aspetti vanno insieme. Diciamo piuttosto che ci sono tre armi da usare: prevenzione, manutenzione periodica e restauro. Vanno usate tutte e tre in simultanea, opera per opera. Quindi ben venga una riflessione, ma non per fermarsi ai luoghi comuni. E poi sgombriamo il campo da un equivoco: non esiste il restauro conservativo, qualsiasi cosa si fa, si interferisce anche con l'immagine di un quadro o di un affresco. E questo accade anche scegliendo di non intervenire, perché si avvalorano le operazioni fatte nel passato». (...)

Contro. Non sono gli sponsor a dettar legge di Giorgio Bonsanti
Le questioni sollevate da Ginzburg e Settis sono importanti, e richiedono un esame attento e, da parte di chi non concordasse, una risposta meditata. Non si tratta di temi nuovi, perché vengono anzi riproposti periodicamente. Ginzburg e Settis argomentano che i finanziamenti si indirizzano prevalentemente verso le opere più note, con rischi di restauri superflui. L'osservazione è corretta in sé: è ovvio che chi finanzia a scopo pubblicitario intende che se ne parli, sarebbe paradossale il contrario. Però non tiene conto che esiste un organo apposito, le Soprintendenze, che vaglia ogni proposta, e fino a prova contraria accoglie soltanto quelle che abbiano un senso. Inoltre, e questo non si considera mai a sufficienza, i restauri "famosi" sono solo una minima parte di quanti quotidianamente si compiono, nei musei e soprattutto sul territorio. L'attività quotidiana degli organismi di tutela si indirizza proprio alla salvaguardia del patrimonio meno conosciuto. (...)

A favore. Gli interventi spettacolo sono un rito di massa di Antonio Pinelli
Una moratoria per i restauri? Sottoscrivo volentieri l'allarme lanciato da Carlo Ginzburg e Salvatore Settis, anche perché da tempo denuncio gli eccessi e i rischi connessi a quel fenomeno (inevitabile e per tantissimi aspetti benemerito), che ha reso l'arte una sorta di nuova religione di massa, con le sue cattedrali (i grandi musei), i suoi devoti e affollatissimi pellegrinaggi (le grandi mostre) e i suoi frequenti, osannati miracoli (i restauri). (...)

 
 
 
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