Sburocratizzare, liberare risorse per la competitività, per la programmazione dei servizi e degli investimenti, puntare sugli asset "storici" del Paese contando sulla capacità e sull'efficienza delle professioni.
All'indomani di un voto che - comunque lo si legga - disorienta, c'è un'agenda che non può attendere le alchimie della politica: è l'agenda delle cose urgenti da fare per il Paese, senza se, ma o alibi, stilata dai presidenti degli Ordini. «Semplificare le procedure, meno burocrazia, tempestività dei pareri e delle autorizzazioni - dice Armando Zambrano, al vertice degli ingegneri - Come? Lo Stato si faccia sostituire dai professionisti, innescando la sussidiarietà vera, fondata su codici etici condivisi. Questa è la madre di tutti i provvedimenti urgenti. E poi ancora recupero del patrimonio a rischio sismico e idrogeologico, da inserire nella certificazione per le compravendite. Defiscalizzazione degli interventi di adeguamento (tanto poi lo Stato recupera sull'Iva dei lavori svolti e, soprattutto, si dissanguerà meno per le ricostruzioni), e infine defiscalizzazione per le startup davvero innovative». A Zambrano fa eco Leopoldo Freyrie (architetti): «Cambiare la logica delle norme su territorio, urbanistica ed edilizia: non più norme "prescrittive" ma invece "prestazionali": oggi è un dedalo di regole non finalizzate, noi diciamo "libertà nei modi per raggiungere l'obiettivo che la legge prescrive". Mi rendo conto che per la Pa sarebbe una rivoluzione epocale».
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